
Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale
A nulla sono valsi i 18 motivi del ricorso presentati dai difensori: ieri mattina, poco dopo le 14, è diventata definitiva la condanna all’ergastolo per Paolo Bellini, la Primula Nera reggiana ed ex esponente di Avanguardia Nazionale, accusato di concorso nella strage di Bologna avvenuta il 2 agosto del 1980 e che causò la morte di 85 persone, mentre oltre 200 rimasero ferite. Lo hanno deciso i giudici della sesta sezione della Cassazione. Dopo 45 anni, viene posto l’ultimo tassello su una pagina della storia italiana che ha sconvolto la città e l’Italia e che ha sempre avuto moltissimi punti oscuri, tra depistaggi e piste finite in un nulla di fatto: una confusione generale che i primi inquirenti definirono tale da "rendere indecifrabile il quadro istruttorio". Ora, è stata fatta luce su molti punti oscuri, anche grazie all’ultima tappa dell’indagine, cioè l’inchiesta che ha riguardato, oltre Bellini, i mandanti della strage, che per i giudici furono Licio Gelli, capo della P2, il suo braccio destro Umberto Ortolani, Federico Umberto d’Amato, ex capo Ufficio Affari riservati del Viminale, il giornalista ed ex parlamentare Mario Tedeschi. Questi ultimi non sono stati processati perché deceduti all’epoca dell’ultimo processo. Condannati in via definitiva come esecutori materiali gli ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, il ’quarto uomo’ Gilberto Cavallini e, appunto, Bellini, il ’quinto uomo’. I giudici, ieri, hanno anche ribadito la condanna a sei anni per l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio, difeso dall’avvocato Gabriele Bordoni (ieri è stato arrestato e portato in carcere) e a quattro anni per Domenico Catracchia (avvocato Massimo Nucaro Amici), amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, per false informazioni al pubblico ministero. Bellini era difeso dagli avvocati Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti: "Per lui non c’è stato nessun giudice a Berlino", si sono limitati a dire dopo la sentenza.