Gli ultimi 250 documenti secretati sono usciti dai cassetti: quelli, ricorda Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione del 2 agosto 1980, "che, per qualcuno, avrebbero dovuto documentare l’ipotesi della cosiddetta pista palestinese". E invece, chiosa, "non c’è niente. Doveva esserci la verità completa sulla cosiddetta pista palestinese, ma non c’è proprio nulla che avvalori o provi che dietro agli 85 morti e ai 200 feriti ci sia un’altra verità diversa da quella confermata da tutte le sentenze emesse fino a oggi dal tribunale: la strage è di matrice fascista". Gli esecutori materiali, ricorda Bolognesi, furono gli ex Nar Giusva Fioravanti, la moglie Francesca Mambro (ergastolo, definitivi), Luigi Ciavardini (30 anni, definitivo), Gilberto Cavallini e l’ex esponente di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini (ergastolo in primo grado), "guidati dalla P2 e coperti dai Servizi deviati". Insomma, da quelle 250 carte scoperte, non vi sarebbe nulla della teoria che fa riferimento al Lodo Moro, per cui l’esplosione della bomba alla stazione fu la ritorsione dei seguaci di Abu Anzeh Saleh, capo della struttura clandestina del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina in Italia. Un pista già archiviata dalla magistratura, ma non dal dibattito politico che si riaccende immancabilmente a ridosso dell’anniversario del 2 agosto. "Io – prosegue Bolognesi – avevo già letto quelle carte, ma adesso hanno desecretato tutto e quello che è uscito è del 1981, quindi...". Martedì il referente dell’Associazione delle vittime ha preso parte alla riunione del Comitato che attua le direttive dei premier Renzi e Draghi per la desecretazione dei documenti su stragi e attentati. "Coloro che ogni anno, alla vigilia del 2 agosto, fanno ‘maretta’ dicendo che la verità non viene fuori perché quei documenti restano segreti, o parlano della 86esima vittima, adesso potranno andarseli a leggere. Li invito vivamente, ma non troveranno niente. Il re – aggiunge – è nudo, non c’è nulla in quei faldoni e anche su questo abbiamo avuto ragione". Ora parte di quegli atti andrà all’Archivio di Stato, l’altra alla Procura generale.  "Ennesima conferma – così il deputato (uscente) del Pd, Andrea De Maria – che nemmeno in quelle carte vi è riscontro della pista palestinese. Cessi ora una azione che è stata elemento inutile di confusione. L’ho detto più volte: tutti noi che ricopriamo ruoli istituzionali abbiamo il dovere morale e civile di sostenere con chiarezza e senza ambiguità la battaglia dei familiari delle vittime per la piena verità sulla strage del 2 agosto e quindi un percorso giudiziario che sta aprendo importanti squarci di verità su responsabilità e connivenze nella cosiddetta strategia della tensione". n.b.

Cronaca

Gli ultimi 250 documenti secretati sono usciti dai cassetti: quelli, ricorda Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione del 2 agosto 1980, "che, per qualcuno, avrebbero dovuto documentare l’ipotesi della cosiddetta pista palestinese". E invece, chiosa, "non c’è niente. Doveva esserci la verità completa sulla cosiddetta pista palestinese, ma non c’è proprio nulla che avvalori o provi che dietro agli 85 morti e ai 200 feriti ci sia un’altra verità diversa da quella confermata da tutte le sentenze emesse fino a oggi dal tribunale: la strage è di matrice fascista". Gli esecutori materiali, ricorda Bolognesi, furono gli ex Nar Giusva Fioravanti, la moglie Francesca Mambro (ergastolo, definitivi), Luigi Ciavardini (30 anni, definitivo), Gilberto Cavallini e l’ex esponente di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini (ergastolo in primo grado), "guidati dalla P2 e coperti dai Servizi deviati".
Insomma, da quelle 250 carte scoperte, non vi sarebbe nulla della teoria che fa riferimento al Lodo Moro, per cui l’esplosione della bomba alla stazione fu la ritorsione dei seguaci di Abu Anzeh Saleh, capo della struttura clandestina del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina in Italia. Un pista già archiviata dalla magistratura, ma non dal dibattito politico che si riaccende immancabilmente a ridosso dell’anniversario del 2 agosto. "Io – prosegue Bolognesi – avevo già letto quelle carte, ma adesso hanno desecretato tutto e quello che è uscito è del 1981, quindi...". Martedì il referente dell’Associazione delle vittime ha preso parte alla riunione del Comitato che attua le direttive dei premier Renzi e Draghi per la desecretazione dei documenti su stragi e attentati. "Coloro che ogni anno, alla vigilia del 2 agosto, fanno ‘maretta’ dicendo che la verità non viene fuori perché quei documenti restano segreti, o parlano della 86esima vittima, adesso potranno andarseli a leggere. Li invito vivamente, ma non troveranno niente. Il re – aggiunge – è nudo, non c’è nulla in quei faldoni e anche su questo abbiamo avuto ragione". Ora parte di quegli atti andrà all’Archivio di Stato, l’altra alla Procura generale. 
"Ennesima conferma – così il deputato (uscente) del Pd, Andrea De Maria – che nemmeno in quelle carte vi è riscontro della pista palestinese. Cessi ora una azione che è stata elemento inutile di confusione. L’ho detto più volte: tutti noi che ricopriamo ruoli istituzionali abbiamo il dovere morale e civile di sostenere con chiarezza e senza ambiguità la battaglia dei familiari delle vittime per la piena verità sulla strage del 2 agosto e quindi un percorso giudiziario che sta aprendo importanti squarci di verità su responsabilità e connivenze nella cosiddetta strategia della tensione".
n.b.

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