Stranieri e accoglienza, confronto con il cardinale Zuppi a Bologna

L’arcivescovo ne parla con Gualmini (Pd), Bosco (Lega) e il docente Unibo Colombo: il video dell'evento

Bologna, 19 gennaio 2021 - L’accoglienza dello straniero tra doveri, opportunità e possibilità. Il titolo del confronto tra il cardinale Matteo Zuppi, l’europarlamentare del Pd Elisabetta Gualmini, il consigliere comunale della Lega Umberto Bosco e il professore dell’Alma Mater Asher Colombo è accattivante e allo stesso tempo rischioso perché rischia di debordare nell’ideologico. In realtà, citando numeri e episodi reali, il moderatore Valerio Baroncini, caporedattore de 'Il Resto del Carlino', ha evitato che questo accadesse.

“Quando si parla di migranti e di accoglienza – spiega il cardinale Matteo Zuppi – la Chiesa deve fare di più. Questo non significa che non faccia nulla o che faccia poco, ma deve fare di più. Sottolineo anche come in quello che fa non ci guadagna nulla, come invece qualcuno ogni tanto insinua”. Zuppi ha poi chiarito come si debba affrontare la questione dell’immigrazione: “Normalmente le persone buone sono anche intelligenti, perché il cuore e il cervello sono due organi spesso in sintonia. Il problema è quando non funzionano, dato che in questo caso è la pancia a governare e allora sentiamo dire che gli stranieri sono qui a portarci via il mangiare o il lavoro. Perciò nell’affrontare questa situazione dobbiamo usare o l’umanità o l’intelligenza”.

Il consigliere comunale Umberto Bosco crede che l’immigrazione sia una fenomeno in cui, uno dei primi controlli da fare, sia quanto la cultura dello straniero sia vicina a quella italiana. “Se prendiamo una persona di fede islamica – dice –, il suo credo religioso lo mette in difficoltà quando deve confrontarsi con la nostra realtà e il primo insoddisfatto potrebbe essere lui, anche se ha un lavoro con cui riesce a mantenere la famiglia. Il problema non è quanto l’Italia si impegni nell’accoglienza, ma quanto sia oggettivamente complesso per lui osservare lo stile di vita che gli è stato insegnato attraverso l’integrazione e che lui ritiene giusto. Per questo motivo noi dobbiamo puntare ad accogliere chi ha una cultura affine alla nostra per fare in modo che la nostra società resti il più omogenea possibile, per abbassare i conflitti sociali in un momento dove le difficoltà economiche non sono piccole”.

Asher Colombo è professore ordinario di Sociologia all’Università di Bologna ed è presidente dell’Istituto Catteneo. Essendo un accademico non può che citare dati a sostegno dei suoi ragionamenti. “Quando si parla di accoglienza dobbiamo fare una premessa – spiega Colombo – da quando nel 2008 la crisi economica ha investito il nostro Paese vi è stato un notevole decremento di persone che arrivavo in Italia alla ricerca di un lavoro. Oggi spesso chi arriva lo fa per ragioni umanitarie ed è un rifugiato. Nonostante questo calo diversi studi ci dicono che nel nostro paese è aumentata l’ostilità e l’insofferenza verso l’immigrazione. La gente percepisce lo straniero come un pericolo e questo non dipende dai numeri, ad esempio l’82% ha una avversione verso i rom, sebbene siano solo quattro gatti rispetto alla loro presenza in altri stati. E’ bene chiarire anche che vi sono forze politiche che provano a capitalizzare questa ostilità, ma l’insofferenza sarebbe comunque presente e probabilmente lo sarebbe anche se venisse apertamente avversata da tutti”.

In maniera molto onesta l’europarlamentare Elisabetta Gualmini ammette che in questo momento l’Europa sull’immigrazione e l’accoglienza ha buoni propositi che, però, non riesce ad applicare. “L’ultimo regolamento di Dublino – spiega l’esponente del Pd – prevede che i migranti che arrivano in uno stato debbano poi essere redistribuiti su tutte le nazioni dell’Unione, ma questa ricezione è su base volontaria e questo crea una certa difficoltà nel fare passi in avanti". Una tirata d’orecchie arriva anche all’Italia: "Se penso che il 50% delle famiglie bolognesi è composta da una sola persona proprio non capisco dove stia il problema ad accogliere qualche migrante in più. Dobbiamo iniziare a pensare che una società omogenea è destinata a non svilupparsi, mentre una società in grado di potersi confrontare anche con culture diverse è una società destinata a camminare nel futuro”.

Il video del confronto è visibile sui canali web del Carlino: youtube e social, e in questo articolo cliccando sul video sopra al testo.

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