
Il terrazzo tra via Borgo San Pietro e via Mascarella: tragedia nell’ottobre 2020
Nell’ottobre 2020, mentre si stava festeggiando una laurea su un terrazzo di una casa di via del Borgo di San Pietro, crollò una parete e in seguito alle lesioni riportate, due giorni dopo, morì Francesco Caiffa, leccese, studente di Scienze Statistiche. Aveva solo 22 anni.
In quei giorni, nel palazzo erano in corso dei lavori alle spalle di quel terrazzo, tra via Mascarella e via del Borgo di San Pietro, per la costruzione di altri appartamenti. Il muro fu urtato dal braccio meccanico di un’autopompa e Caiffa fu travolto da una valanga di detriti e mattoni. Un altro ragazzo, Marco Pellegrino, rimase ferito.
E ora, è stato assolto il committente dei lavori ed esecutore dell’opera, che, come gli altri indagati, era accusato di omicidio colposo e lesioni colpose. In un primo momento, per quella tragedia erano finite sotto accusa quattro persone, poi, a distanza di sette mesi dal fatto, gli indagati erano saliti a sei. Il pm Luca Venturi aveva iscritto l’intera filiera di aziende che operavano nel cantiere e aveva parlato di un caso "oltremodo complesso".
Il muro era stato urtato dal braccio dell’autopompa che operava in fase di piazzamento a una distanza molto ridotta. Oltre al committente ora assolto, per quanto riguarda gli altri cinque imputati nel frattempo due sono deceduti, mentre colui che aveva messo l’impalcatura del tetto, rimuovendo poi coperto e travi, era stato archiviato. Avevano invece patteggiato il conduttore dell’autobetompompa e l’amministratore delegato della società in subappalto. Secondo l’accusa, "quel cantiere era stato allestito in assenza di programmazione per operare in sicurezza e di adeguate cautele per operatori e terze persone". Il committente dei lavori era difeso nel procedimento dagli avvocati Gabriele Bordoni e Nicola Stangolini.
La sentenza c’è stata nei giorni scorsi (pm Luca Venturi, giudice Nadia Buttelli) e "risponde a quelli che sono i canoni previsti nel nostro ordinamento e giurisprudenza di legittimità – commenta Bordoni –, laddove, in presenza di figure preposte e di aziende specializzate, il committente ed esecutore principale dell’opera non risponde di eventuali incidenti che avvengano al di fuori della sua diretta responsabilità di controllo". In altre parole, il committente aveva agito correttamente per quanto riguardava le sue mansioni e non poteva dirsi responsabile di quanto accaduto poi con l’incidente. Le parti civili erano assistite dall’avvocato Vittorio Manes (per i famigliari della vittima) e dall’avvocato Luciano Melethopulos (per il ferito). Le indagini erano state svolte dai carabinieri della stazione Bologna Centro e dagli ispettori della Medicina del lavoro dell’Ausl, che avevano depositato un lungo e dettagliato resoconto in merito alla prevenzione e alla sicurezza nell’area interessata dal crollo.