Bologna, studente suicida per la laurea mancata. Lo psicologo: "Fallire non è una colpa"

L’analisi dell'esperto Raimondi sul caso del ventinovenne che si è buttato dal ponte di Stalingrado. Gli amici della vittima: "Un ragazzo perbene"

Intervento della polizia al ponte di Stalingrado, a destra lo psicologo Gabriele Raimondi

Intervento della polizia al ponte di Stalingrado, a destra lo psicologo Gabriele Raimondi

Bologna 10 ottobre 2021 - Un ragazzo "perbene". Lo ricorda così, nella sua Pescara, chi conosceva L.N, lo studente di Economia di 29 anni che venerdì ha deciso di togliersi la vita buttandosi dal ponte di Stalingrado, dopo avere invitato i genitori per il giorno della discussione della tesi. Discussione che invece non ci sarebbe mai stata, poiché il giovane aveva sostenuto pochi esami. A Pescara però il 29enne "si vedeva poco – continuano alcuni conoscenti –, tornava solo per le vacanze estive". Lo studente sarebbe inoltre di "buona famiglia", quella stessa che ieri non ha voluto commentare quanto accaduto, mantenendosi nel totale riserbo per una tragedia familiare terribile.

Bologna, invita i genitori per la laurea e poi si uccide

Una tragedia che "potrebbe essere associata al fatto che sempre più persone si sentano valutate in base ai propri risultati – analizza Gabriele Raimondi, presidente regionale dell’Ordine degli psicologi –. Un errore psicologico che merita il giusto ascolto per evitare che possa portare a gesti anche dei più gravi, come in questo caso. Il messaggio è che sia ammesso anche fallire, incontrare delle difficoltà, senza per forza essere bollati come ’non validi’ per una propria mancanza. La proiezione – continua Raimondi – è fissarsi come obiettivo il livello di prestazione immaginato da terzi e, al presentarsi di difficoltà nel raggiungerlo, lasciarsi assorbire da esse". Qui risulta "fondamentale la creazione di contesti di ascolto che permettano alle persone di affidare a professionisti le proprie difficoltà per poi analizzarle e superarle, prima che diventino prevaricanti – continua il presidente regionale –. Nelle scuole, nelle università, la presenza di psicologi che possano intercettare sempre di più e sempre meglio queste situazioni è fondamentale. Così come lo è, da parte delle istituzioni, cercare di rendere sempre più accessibili e avvolgenti queste reti. A maggior ragione adesso che la pandemia ha mutato diversi equilibri per molte persone".

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Quell’ascolto che Raimondi auspica all’università c’è, "ma quanti studenti lo sanno? – si domanda in un post social il neo consigliere comunale Detjon Begaj – C’è una campagna e una comunicazione efficace per farlo conoscere?". La retorica interlocutoria del consigliere si rende necessaria poiché "mi dicono che i tempi di attesa per un consulto possono essere anche di 6 mesi ed è inaccettabile", continua Begaj, a cui si unisce Francesco Pancotti, psicologo e fondatore di Labascolta, servizio di psicologia di base gratuito rivolto anche agli studenti. "La notizia del suicidio d uno studente è di una tragicità assurda – spiega Pancotti –. Eppure sono tantissimi i ragazzi che non riescono ad accedere al servizio di assistenza psicologica gratuita offerto dall’Unibo o perchè non ne conoscono l’esistenza o perchè i tempi di attesa per un incontro arrivano anche ad essere di un anno". "Perché l’università, avendo il budget per farlo, non istituisce un servizio attivo e non solamente su rischiesta – suggerisce ancora Begaj –. Mi piacerebbe che ci fossero figure che monitorino le carriere accademiche degli iscritti. Questo significherebbe trattare gli studenti come parte di una comunità e non come numeri".

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