‘Stultifera’, in Pinacoteca approda la Nave dei folli L’ultimo lavoro di Benni Bosetto

Una ciurma di 14 performer si esibisce per ‘Art City’. A cura di Caterina Molteni

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di Claudio Cumani

Prima le risate udite in lontananza, poi i canti di ragazze danzanti e ancora le inattese apparizioni di creature acrobatiche in sella a tricicli. Benvenuti sulla nave dei folli, benvenuti a Stultifera, la grande opera performativa lungamente inseguita da Benni Bosetto che ora finalmente trova ad Art City il suo immaginario mare. Da oggi e fino a sabato (rappresentazioni tutti i giorni alle 16,30 e alle 18 con ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria sui siti di Art City e Pinacoteca) la sala degli Incamminati della Pinacoteca di via Belle Arti sarà trasformata in un’imbarcazione destinata a un viaggio senza fine fra grandi vele di cellophane, funi, detriti e corde. Ad abitarla una schiera di performer (danzatori, musicisti, attori) pronti a creare quello che la curatrice Caterina Molteni definisce un ‘pastiche’, colmo di citazioni teatrali, cinematografiche e musicali, ma anche di riferimenti alle danze propiziatorie, agli happening e alla body art.

Insomma, il modo migliore per assistere ai 50 minuti di rappresentazione fatta di pratiche rituali, giochi e battaglie è quello di abbandonarsi alla meraviglia dello sguardo senza inseguire per forza un senso.

Del resto la trentacinquenne artista milanese (che da due anni lavora a questo progetto in origine immaginato per un’altra sede) racconta di essere partita proprio dalla sua vocazione scultorea per plasmare sulla scena i gruppi di persone.

Il punto di partenza dell’operazione (resa possibile dal sostegno del ‘Trust per l’arte contemporanea’) sta ovviamente nel soggetto de La nave dei folli di Sebastian Brant, l’opera satirica apparsa nel 1494 che aveva così fortemente segnato, ad esempio, in quel periodo un artista del calibro di Hieronymus Bosch. Ma nella composizione (i testi poetici sono di Allison Grimaldi Donahue, la cura artistica di Ateliersì) entrano in un continuo riassemblaggio i più disparati frammenti: dalle immagini del regista ungherese Béla Tarr alle visioni della pittrice Carolee Schoeenman. Aspetti che convincono la direttrice della Pinacoteca Maria Luisa Pacelli della bontà dell’operazione, anche alla luce degli insistiti riferimenti al disegno e alla scultura presenti.

"Un museo di arte antica – dice – è un luogo del contemporaneo". Così, in questo gioco di corpi smaterializzati e canoni ribaltati, la ciurma dei quattordici performer destinata a diventare pesce consegna un autentico pezzo di teatro contemporaneo (musiche di Vito Gatto, costumi di Eduardo Leon). Molteni sostiene che Stultifera si presenta come una sintesi degli ultimi sei anni di ricerca dell’artista perché l’opera diventa quasi una celebrazione dell’istintività, dell’intuizione e delle forme di associazioni primordiali fra gli esseri umani.

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