Stupro Pilastro Bologna, la famiglia della 12enne: "L’orco deve avere ciò che merita"

Lo sfogo dei parenti della dodicenne dopo la scelta del gip degli arresti domiciliari: "Nessuna giustizia: difficile da accettare"

L'intervista del Carlino al nonno della piccola vittima

L'intervista del Carlino al nonno della piccola vittima

Bologna, 27 agosto 2021 - «Penso sia possibile immaginare che per la nostra famiglia sia difficile accettare quanto è stato disposto dal giudice per la persona che si è resa colpevole di un atto così violento e irreversibile nei confronti della nostra bambina". Comincia così la famiglia della ragazzina dodicenne stuprata dall’orco del Pilastro la scorsa settimana, commentando la scelta del gip Alberto Ziroldi di predisporre gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e non la custodia cautelare in carcere per il trentenne presunto autore della violenza sulla minorenne. Ma no, non è possibile immaginare. Non è possibile mettersi nei panni di chi da quando "la nostra bambina" ha ricevuto violenza convive con il dolore di una dodicenne che in pochi terribili attimi si è vista "privare della propria innocenza, del proprio diritto ad essere felice".

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È palpabile , mentre la famiglia della piccola ci accoglie nella propria abitazione, la rabbia mista a dolore che i parenti provano nel tentativo di spiegare la completa disapprovazione e delusione per "l’arresto ai domiciliari con braccialetto elettronico – spiega così il nonno della vittima –. Per qualunque padre che abbia vissuto il dramma di vedere la propria figlia derubata della sua infanzia e mettere così un’ipoteca grande sul suo futuro di donna, una misura del genere appare per forza troppo blanda".

"Siamo consci della difesa dei diritti, anche di chi si è reso artefice di un atto tanto esecrabile", continua la famiglia della dodicenne riferendosi alla scelta dei domiciliari per il presunto stupratore, difeso d’ufficio dall’avvocato Jessica Proni. "Allo stesso tempo però, chiediamo al più presto che la giustizia intervenga con tutti i mezzi previsti dalla legge del nostro Paese". Il "nostro", perchè la famiglia vive in Italia "da 31 anni e tale sentiamo l’Italia. La nostra speranza è che presto sia ristabilita la giustizia rispetto a quello che è un atto violentissimo, senza senso e senza umanità, che ha colpito così ferocemente la nostra bambina e disonorato la nostra famiglia".

Un disonore che passa anche attraverso le ’carte dell’orrore’, e quindi dalla versione fornita al gip da parte del trentenne, in cui ha tentato di far passare la bambina come una ’facile’, che lo cercava a propria volta. "Ma come si può pensare che una ragazzina, una ragazzina di appena 12 anni possa mai interessarsi a un uomo di 30?" è il commento interlocutorio della famiglia. "Tutte le persone che stanno seguendo questa vicenda sono sgomenti di fronte al fatto che un mostro come chi ha violentato la nostra bambina non si trovi in carcere adesso. Questa non è giustizia e la nostra speranza è che presto le cose cambino, facendo avere a quell’uomo ciò che si merita".

La famiglia, che deve ancora indicare il proprio avvocato, nel frattempo attende che la Questura fissi la data per ascoltare in udienza protetta la 12enne e ammette: "Ci rivolgeremo a uno psicologo per aiutare la nostra bambina a superare lo choc. Perché la situazione in casa è dura da sostenere, lei sta male e anche noi con lei. Ci avrebbe fatto stare un po’ meglio sapere che chi ci ha provocato tanto male ora si trovi in carcere. Ma così non è e se si pensa che basti un braccialetto elettronico per punire fino al processo chi si è reso colpevole di un atto tremendo, che cambierà per sempre la vita di una bambina di dodici anni, beh ci si sbaglia". La custodia cautelare in carcere, come era stato richiesto dal procuratore Marco Forte, non è arrivata a seguito della convalida del fermo di polizia e ciò, sempre stando alla famiglia della giovane: "Getta ombre sul buon funzionamento della giustizia".  

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