"Su Dino solo bugie da chi lo volle morto"

Renata Reatti è la sorella dell’uomo ucciso nel 2012: la moglie, condannata come mandante dell’omicidio, ha dato la propria versione in tv

Migration

Sonia Bracciale sta scontando 21 anni nel carcere della Dozza perché accusata di essere la mandante dell’omicidio del marito Dino Reatti, nel 2012, il quale fu ucciso a sprangate nel giardino di casa, nella campagna di Anzola, la notte tra il 7 e l’8 giugno. Come esecutori furono condannati a 16 anni Thomas Sanna, allora ritenuto amante di Bracciale, e Giuseppe Trombetta,a 14. I due confessarono poco dopo l’omicidio, raccontando di essere stati convinti dalla moglie della vittima. La quale, dal canto suo, si è sempre dichiarata innocente. E lo ha fatto anche durante la trasmissione ’Storie Maledette’ andata in onda domenica sera, intervistata dalla conduttrice Franca Leosini. "Avevo amato mio marito. Ma lui era violento e pieno di debiti".

Ha visto l’intervista però anche Renata Reatti, sorella di Dino. Ora, adirata, vuole dire la sua: "Quella donna ha detto solo bugie: tre gradi di giudizio in cui è stata riconosciuta colpevole lo dimostrano", attacca.

Renata argomenta: "Bracciale ha detto che la sera dell’omicidio la loro casa in campagna non era al buio. È falso: fu provato in tribunale che le luci anche erano staccate e i faretti esterni rotti. Così Dino non ha potuto vedere i propri aggressori. E allora perché, se lei non sapeva cosa sarebbe successo, non si allarmò quando, tornata a casa, notò che tutte le luci erano guaste?".

Non solo: "Ha detto che Dino la picchiava e le rubava i soldi. Invece lui aveva un lavoro, guadagnava, e la amava nonostante i tradimenti di lei. Ha sostenuto che lei fosse stata costretta a chiudere il proprio negozio di fiori perché lui le prendeva il denaro che guadagnava: tutto falso, l’attività andò male perché lei era scostante anche negli affari". Bracciale, durante l’intervista, ha raccontato che il marito (da cui al momento dell’omicidio stava per divorziare) mandava denaro all’estero, a prostitute, nonostante le scarse disponibilità economiche. "Anche questa una bugia – rincara la sorella di Dino –. Lui mandò denaro in Romania, è vero, ma solo per contribuire alle cure del figlio di una di loro, che era malato. Forse questo ha fatto scattare la gelosia di Sonia".

Pure gli amici di Reatti intervengono in una lettera: "Bracciale parla di episodi di violenza domestica totalmente sconosciuti a chi conosceva la coppia. Dino era un uomo buono, tranquillo: lei ha infangato la sua dignità e la sua memoria, delineando un uomo del tutto diverso da quello che conoscevamo".

f. o.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro