NICHOLAS MASETTI
Cronaca

Suviana, un anno dopo la tragedia. “I vigili del fuoco ancora in acqua. Ma serve il via libera della Procura”

Il comandante Caciolai e il vice Russo spiegano perché i sommozzatori torneranno nei piani sotterranei. Ci sono da recuperare alcuni importanti dispositivi elettronici: “Operazione delicata e pianificata da tempo”

Suviana, un anno dopo la tragedia. “I vigili del fuoco ancora in acqua. Ma serve il via libera della Procura”

Bologna, 3 aprile 2025 – A un anno dalla strage di Suviana i sommozzatori dei Vigili del Fuoco dovranno calarsi di nuovo all’interno della centrale elettrica di Bargi. “Un’operazione molto delicata che stiamo pianificando da tempo. Siamo in attesa del nulla osta della Procura”, spiega Massimiliano Russo, vicario del comando di Bologna. Lo fa davanti alla stampa, al fianco del comandante Mauro Caciolai che ha fatto il punto a sei mesi dal suo insediamento.

L’impianto idroelettrico sul lago di Suviana è ancora invaso dall’acqua in cinque piani sotterranei, dal meno sei al meno dieci. Mentre i primi cinque sovrastanti sono stati liberati e “sono calpestabili”.

I vigili del fuoco impegnati nel lago di Suviana durante le prime operazioni
I vigili del fuoco impegnati nel lago di Suviana durante le prime operazioni

Ecco quindi la necessità di intervenire nuovamente per recuperare alcuni dispositivi elettronici importanti che farebbero parte del sistema di controllo della centrale Enel Green Power. Pezzi quindi legati al ’cervello’ elettronico dell’impianto idroelettrico dove il 9 aprile dello scorso anno morirono sette persone e ne vennero ferite altre cinque a seguito dell’esplosione. “Bargi è un unicum al mondo, quindi quello che si sta facendo è prototipale, non è mai stato fatto e questo qua aumenta ovviamente le incertezze e la prudenza”, prosegue il comandante Caciolai. “A Bargi siamo in un ambiente confinato che richiede attenzioni per operare, pieno d’acqua”, insiste. Nella bonifica per la depurazione sono state contate 139 sostanze diverse. “Quindi si sta andando avanti con una certa lentezza, ma in questo caso è più che giustificata dalle necessità di porre attenzione a moltissimi particolari. Non ultimo ovviamente a tutti quei dati e quegli elementi che sono sensibili per la Procura. Non stiamo facendo indagini per finalità scientifiche, ma per garantire nonostante tutto la possibilità di tutela di tutte le parti interessate”, conclude Caciolai.

Al suo fianco alcune persone che fanno parte del comando di via Ferrarese. Dai direttori delle varie aree, passando per gli ispettori, gli assistenti, i vari coordinatori e arrivando ai capi reparto e capo squadra. Un comando di circa 500 unità, di cui 400 in divisa. E poi oltre 600 volontari. Carenze però di personale che arrivano “al 12-13% – prosegue Caciolai –, a fronte di una carenza nazionale del 9%. Mentre il gap aumenta per quanto riguardo il personale amministrativo”.