NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Svuotò i conti dell’anziano: condannata

Sfruttando lo stato di salute dell’anziano generale, la debolezza legata all’età avanzata, era riuscita a sottrarre dai conti dell’uomo, nel...

Sfruttando lo stato di salute dell’anziano generale, la debolezza legata all’età avanzata, era riuscita a sottrarre dai conti dell’uomo, nel...

Sfruttando lo stato di salute dell’anziano generale, la debolezza legata all’età avanzata, era riuscita a sottrarre dai conti dell’uomo, nel...

Sfruttando lo stato di salute dell’anziano generale, la debolezza legata all’età avanzata, era riuscita a sottrarre dai conti dell’uomo, nel corso degli anni, ben 90mila euro. Dopo la condanna a due anni e un mese arrivata in primo grado, anche la Corte d’Appello negli scorsi giorni ha confermato la pena stabilita per la donna, Veronica Burdulea, romena di 59 anni, difesa dall’avvocato Pier Francesco Uselli. La donna rispondeva di circonvenzione di incapace: parte offesa, dopo la morte del generale avvenuta nel 2022 a 93 anni, erano i due figli, rappresentati dall’avvocato Margherita Deserti.

Tutto era iniziato nel 2013, quando la moglie dell’anziano generale dell’Esercito era venuta a mancare. L’alto ufficiale, che viveva in zona Mazzini, aveva comunque mantenuto i contatti con la ex badante della moglie, appunto la Burdulea. Che, approfittando della debolezza dell’anziano, che iniziava anche ad avere gravi problemi cognitivi, in più circostanze, aveva chiesto e ottenuto dall’anziano assistito consistenti prestiti in denaro, arrivando ad accompagnarlo a prelevare al bancomat, anche mille euro per volta.

"Quella donna ha fatto leva sulla fragilità di mio padre, rimasto solo dopo la morte della mamma – racconta il figlio del generale –, spillandogli denaro in cambio di ‘moine’. Anche dopo il licenziamento, ha continuato a far visita a mio padre, portando in casa nostra anche delle sue amiche". Oltre al procedimento per cui è stata condannata, infatti, la Bardulea era finita a processo anche per un altro episodio di circonvenzione di incapace sempre ai danni del generale, commesso materialmente da un’altra donna, tale Eveline, che però non è stata individuata nel corso delle indagini. Un secondo filone in cui l’imputata era stata assolta.