Bologna, 30 anni da Tangentopoli. Il pm Colombo: "Per la politica un'occasione mancata"

Il pm del pool Mani Pulite alla festa dell'Unità. "La riforma della giustizia? Ancora troppa gerarchia negli uffici della Magistratura"

Gherardo Colombo, ex pm del pool Mani Pulite alla festa dell'Unità

Gherardo Colombo, ex pm del pool Mani Pulite alla festa dell'Unità

Bologna, 15 settembre 2022 - Tangentopoli è stata "un'occasione mancata, ma non da parte della magistratura. L'occasione io credo l'abbia persa, proprio perché non voleva coglierla, la politica. Avrebbe potuto fare tante cose, anche e soprattutto al suo interno, ma non le ha fatte". Parola di Gherardo Colombo, ex pm del pool Mani Pulite, intervenuto alla Festa dell'Unità nel trentennale dell'inchiesta che ha cambiato l'Italia. Colombo, che ha lasciato la toga 15 anni fa e da allora gira le scuole per parlare di legalità e si impegna su temi sociali quali la vita nelle carceri, ne ha parlato con la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, responsabile giustizia del Pd, in un dialogo sull'Italia di oggi a trent'anni da Tangentopoli, appunto, ma anche dalle stragi di mafia di Capaci e via D'Amelio. Inevitabile un commento sulla riforma della giustizia del ministro Cartabia, la quale, secondo Colombo, tra tante luci, rivela anche l'ombra di un possibile rischio per l'indipendenza dei magistrati sotto il profilo dell'eccessiva "gerarchizzazione delle Procure". "La corruzione è ancora molto presente, seppur cambiata rispetto a Tangentopoli - ha spiegato il magistrato -. Questi fenomeni non possono essere affrontati solo attraverso il processo o la repressione giudiziaria, sono problemi che vanno affrontati in radice, cioè sul piano dell'educazione, della scuola". Alle voci critiche che da tempo si sono levate contro Mani Pulite, la replica di Colombo è stata netta: "Ci accusano di aver abusato della custodia cautelare, ma non è vero. Non fu alcun abuso. Poi dicono che abbiamo favorito un partito, il Pds, ma anche questo non è vero. A Milano fu arrestato il segretario cittadino e non fu certo il solo... La verità è che c'erano talmente tanti elementi che era facilissimo scoprire le tangenti e spuntavano sempre nuovi filoni. C'erano gli imprenditori che facevano la fila fuori dai nostri uffici, anche sulla spinta dell'opinione pubblica fomentata dai media, forse troppo fomentata dai media. La gogna mediatica è sempre un errore, un abominio, e le monetine lanciate a Craxi non sono state una bella pagina per questo Paese, la dignità delle persone va sempre rispettata". Per Colombo, un filo invisibile lega Tangentopoli alle stragi di mafia. Un legame oscuro su cui sarebbe ora di fare piena luce: "La mia idea personale è che una qualche relazione fra Capaci e via D'amelio e quel che succedeva a proposito della corruzione ci sia. Non mi spiego perché sia Falcone che Borsellino siano stati uccisi con atti di guerra. Falcone a Roma avrebbero potuto ammazzarlo con relativa facilità. Invece l'hanno fatto saltare con mezza tonnellata di tritolo sotto l'autostrada. Via D'Amelio sembrava Beirut. C'è farsi delle domande, sono passati 30 anni, forse sarebbe ora di avere delle risposte". Infine, la riforma della giustizia del ministro Cartabia: "E' stato fatto il meglio rispetto a quello che si poteva, si sarebbe potuto fare molto meglio se non ci fossero stati i vincoli che c'erano. Per la magistratura, a mio parere ci sono cose che vanno molto bene ma ci sono anche cose che, in qualche misura, negano un pochino il principio dell'indipendenza, per esempio attraverso una fortissima gerarchizzazione degli uffici". La senatrice Rossomando, dal canto suo, ha ripetuto il mantra della fine della contrapposizione fra politica e magistratura: "Abbiamo detto tante volte che la guerra dei 30 anni è finita, vuol dire che pensiamo sia ora di uscire da una stagione di contrapposizione fra politica e magistratura che ha fatto molto male al Paese". E proprio sulla riforma Cartabia, sostenuta dal Pd, la vicepresidente di Palazzo Madama ne ha sottolineato gli aspetti positivi e ha escluso intenti punitivi: "Ci siamo battuti perché le riforme più importanti, in merito alla magistratura, fossero all'insegna del pluralismo e contro il correntismo. Il divieto delle nomine a pacchetto, per prevenire gli accordi fra correnti; le valutazione degli avvocati del distretto sui magistrati; il capitolo delle valutazioni per le progressioni di carriera. Tutto fatto all'insegna del principio di aprire un sistema rimasto finora troppo chiuso. Quello che abbiamo evitato, e che qualcuno invece voleva fare, è una riforma punitiva. Crediamo di esserci riusciti".

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