Tassa di soggiorno Bologna, Santori: "Vogliamo un incasso metropolitano"

Il Comune ‘presta’ il suo software di calcolo e fornisce corsi di formazione a tutti i Comuni della provincia "Si superi la diffidenza, è un’imposta che migliorerà l’offerta turistica. E potrebbe arrivare 1 milione di euro"

Una coppia di turisti si fa un selfie davanti alla statua del Nettuno

Una coppia di turisti si fa un selfie davanti alla statua del Nettuno

Bologna, 31 maggio 2022 - "Dopo un mese di concertazione, dopo avere incontrato oltre 70 amministratori locali divisi tra pianura, appennino, circondario imolese e area modenese lo posso dire: siamo a una svolta".

Bologna, tassa di soggiorno metropolitana. "Non si fermi la ripresa del turismo"

Mattia Santori, consigliere comunale delegato al Turismo, va fiero delle ‘tavolate’ (con Santori segue i lavori da vicino Barbara Panzacchi, sindaca di Monghidoro), come le chiama lui, dal vivo assieme a tecnici e politici in giro per la provincia. E ovviamente anche oltre, visto che la nuova destinazione turistica Bologna-Modena ora tiene dentro dalla Motor Valley fino ai cammini dell’Appennino. Ma costa sta per cambiare? Due cose: Bologna sta già invitando tutta la metropoli a riscuotere una tassa di soggiorno, se così si può dire, metropolitana. Inoltre, fatto non secondario, è già partita la riforma dei punti di informazione turistica, oltre il Crescentone per fare promozione c’è di più. Il fondatore delle Sardine spiega la riforma. "Prima di tutto, con quest’iniziativa sulla tassa di soggiorno correggiamo una sorta di ‘difetto’ genetico, se così si può chiamare".

Quale?

"Nel 2012 il Comune di Bologna ha introdotto la tassa di soggiorno, grazie alla quale ha potuto potenziare Bologna Welcome e un programma di valorizzazione che oggi presenta i suoi frutti, con un incremento di turisti e di pernottamenti medi. Uno strumento che però ad oggi viene adottato soltanto da 10 Comuni (su 55) della Città metropolitana. Per questo come Territorio Turistico abbiamo messo a disposizione un software e una formazione tecnica a tutti i Comuni che vogliono adottarla, spiegando per bene il regolamento di Palazzo d’Accursio. Ci sembra una grande opportunità, specie adesso che gli amministratori hanno capito che l’unico rischio dell’imposta è che venga usata per riempire le buche delle strade invece che per la promozione turistica".

Ma perché finora i Comuni evitavano di applicarla?

"Le resistenze derivano in primo luogo dalle competenze tecniche, la rendicontazione è complessa. Poi c’è stato forse in passato una sorta di pregiudizio per quella che è sempre stata considerata, nel senso peggiore del termine, un’imposta vessatoria. Ma se oggi vogliamo costruire un sistema turistico metropolitano allora dobbiamo uniformarci, a partire dagli investimenti e dalla redistribuzione. Noi possiamo agire sulla redistribuzione, ma la tassa di soggiorno è comunale e va applicata dai singoli Comuni. Continueremo a premiare chi lavora bene con risorse umane ed economiche, ma non possiamo dimenticarci che oggi molto di quelle che è stato fatto deriva dalla tassa di soggiorno bolognese. Va spiegato che a fronte di un piccolo sforzo tecnico per avere un gettito interno si combattono numerose iniquità, come la concorrenza sleale: è ingiusto che un hotel applichi la tassa di soggiorno e a 4 chilometri di distanza, in un altro Comune, un altro hotel non la consideri. In futuro valuteremo anche questo prima di distribuire le risorse".

Che gettito prevedete se tutti i Comuni la applicheranno?

"Si potrebbe raddoppiare quella di Bologna, che in un anno normale frutta circa 1 milione di euro. Un altro milione verrebbe quindi dalla provincia".

E poi c’è la riforma degli hub.

"Impieghiamo già circa 200mila euro l’anno negli uffici di informativi, che però sono dislocati in maniera disordinata sul territorio, sono circa 14 e non c’è mai stata una visione d’insieme. Ad esempio in Pianura non esiste un punto di informazione ufficiale. Abbiamo quindi cominciato ad autoriformarci, in parallelo con il processo intrapreso dalla Regione".

L’obiettivo è una rete?

"Vorremmo arrivare ad avere tre hub turistici che a loro volta coordineranno una rete di informazione e una rete di info point diffusi. Gli hub saranno aperti 7 giorni su 7 e in grado di fare prenotazioni. Con una redazione locale, che dietro le quinte racconterà il territorio, farà prenotazioni e promuoverà eventi".

I primi esperimenti?

"Nell’area Reno-Lavino-Samoggia è in corso una prima sperimentazione con la distribuzione del materiale attraverso bar, ristoranti, musei e farmacie, per dirne quattro. E’ quello lo spirito, è quella la rete che vogliamo: le attività devono essere le ambasciatrici della promozione turistica. Il flusso turistico è cambiato, serve a tutta la metropoli una rete omogenea, specializzata e capillare".

Avete già individuato i luoghi d ove aprire i tre hub?

"Uno sarà a Imola, un altro probabilmente a San Giovani in Persiceto. Per l’Appennino, invece, pensiamo a due uffici in due differenti vallate. Tutto questo ha un costo per il Comune, un nuovo sistema può rendere tutto più sostenibile".

 

 

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