Bologna, sul Tecnopolo inchiesta per truffa alla Ue

La Procura apre un’indagine sul bando da 46 milioni. Carabinieri in Regione per le carte

I carabinieri (foto repertorio)

I carabinieri (foto repertorio)

Bologna, 18 luglio 2018 - Anche la Procura, dopo l’Anticorruzione, apre un’inchiesta sul maxi-appalto da 46 milioni di euro del Tecnopolo, nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi. La gara, bandita dalla Regione tramite la società in house Finanziaria Bologna metropolitana (Fbm), finisce dunque sempre più nella bufera. L’indagine nasce dopo la presentazione di un esposto da parte di un privato e il pm Michela Guidi nelle settimane scorse ha appunto aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, che ipotizza il reato di truffa sui fondi comunitari. I carabinieri sono già andati in viale Aldo Moro ad acquisire la documentazione del bando e stanno anche sentendo delle persone. L’inchiesta è dunque alle fasi iniziali e solo dopo gli accertamenti il pm potrà tirare le somme e decidere se indagare qualcuno oppure chiedere l’archiviazione.

La riqualificazione dell’ex Manifattura è divisa in vari lotti e rappresenta uno degli appalti più importanti per la Bologna del futuro. Proprio lì sorgerà anche il Centro europeo di elaborazione dati meteo, il cui bando è però estraneo all’inchiesta. L’indagine riguarda infatti il lotto A, dove verranno costruite strutture all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione con la partecipazione di Enea e Rizzoli. Una gara da 46 milioni di euro vinta in modo definitivo il 5 settembre 2017 da una società pugliese, la Manelli srl, con sede legale a Monopoli, in provincia di Bari, dopo l’aggiudicazione provvisoria del novembre 2016.

Come detto, già l’Anac di Raffaele Cantone nei mesi scorsi ha acceso un faro sulle procedure di assegnazione. Ora entra in scena anche la Procura e i punti ‘critici’ da chiarire riguardano alcuni aspetti dell’iter. La Manelli srl, al momento dell’aggiudicazione, aveva infatti un capitale sociale di 119mila euro, a fronte di un bando da 46 milioni. L’unico altro concorrente era il colosso delle costruzioni Pessina Spa, con un capitale di 11 milioni. I pugliesi hanno proposto un ribasso dell’8,75%, i milanesi del 2,47. E la Regione ha giudicato migliore il progetto di Manelli sotto tutti i punti di vista, non solo per il ribasso (punteggio tecnico 70 a 62,45, punteggio economico 30 a 8,46). Così l’appalto è andato alla Manelli, il cui capitale ora è salito a un milione, che dovrà affrontare l’urto di un progetto così costoso venendo pagata in parte ‘in natura’, perché la Regione le cederà un immobile di via dei Mille da 12 milioni solo a lavori ultimati.

La Regione ha spiegato che la legge non imponeva un limite minimo di capitale sociale, ma gli inquirenti sul punto vogliono vederci chiaro. Poi c’è il capitolo fondi europei. All’inizio la Regione aveva finanziato una quota del progetto con finanziamenti dell’Unione (di qui il reato ipotizzato di truffa sui fondi comunitari), poi però quei soldi sono spariti dal bando, ora interamente coperto con fondi regionali. Viale Aldo Moro ha spiegato che le risorse Ue nel frattempo sono state destinate ad altri progetti.

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