
Dopo la denuncia dei condomini, la polizia ha svolto dei sopralluoghi nel palazzo
Bologna, 9 febbraio 2025 – Non si sentivano più al sicuro nel proprio palazzo, al punto da essere costretti a cambiare abitudini di vita. E, in qualche caso, anche a cambiare casa, per la rabbia e l’esasperazione, oltre che per l’impossibilità di continuare a vivere così. È la storia che riguarda nove famiglie residenti in un condominio di via Pasubio (tra via Gandhi e via Emilia Ponente), diventate oggetto di lancio quotidiano di urina, feci, assorbenti, spazzatura, varichina, assorbenti, ammoniaca. Dietro il balcone, a colpirli come bersagli quando loro facevano rientro a casa, una donna di 44 anni, ora a processo per stalking. Una vicenda durata anni.
Inizio e escalation della vicenda
Tutto ha inizio nel 2020, quando sono iniziati i lanci di oggetti e liquidi dal balcone della donna, che si affaccia proprio sul portone di ingresso del palazzo. Il tutto, accompagnato da insulti e grida all’indirizzo dei malcapitati. E senza un’apparente ragione. Gli inquilini hanno provato di tutto per sottrarsi ai lanci ed evitare di essere colpiti: uscivano di meno, andavano in cortile solo lo stretto necessario, si toglievano le scarpe prima di arrivare al portone e, prima di rientrare, cercavano di assicurarsi che lei non fosse affacciata alla finestra. Ma lanci e insulti proseguivano, al punto che i condomini hanno anche fatto installare una pensilina sopra il portone di ingresso per evitare di essere colpiti. Ma è stato tutto vano. Nel mirino della donna sono finiti anche i due figli minori di una delle famiglie del palazzo. Non solo: anche amici e familiari di chi abitava lì sono stati colpiti dai lanci di oggetti. Una situazione insostenibile.
Denuncia e procedimento giudiziario
Le famiglie, dopo due anni e mezzo di terrore, hanno deciso di denunciare. La polizia ha anche svolto dei sopralluoghi nel palazzo, verificando quanto denunciato. La donna è finita a processo per "reiterate condotte persecutorie" che hanno causato per i condomini "un perdurante e grave stato di ansia e di paura, nonché un fondato timore per l’incolumità propria e dei rispettivi familiari". "Ritengo che il giudice vorrà graduare la pena in relazione alla vicenda umana che sta dietro questa condotta delittuosa. Certo è che per le persone che vivono in quel palazzo è stato un incubo, sono stati anni veramente complicati. Una vicenda amara e complessa", spiega l’avvocato dei residenti, Gabriele Bordoni. Mercoledì si terrà l’udienza, pottrebbe andare a sentenza.