Terrorismo Bologna, l'accusa: "Finanziavano la jihad". Fermati 4 stranieri

L’operazione della Dda: due di loro erano transitati nell’hub di via Mattei

La presentazione dell'operazione antiterrorismo della Dda in Procura

La presentazione dell'operazione antiterrorismo della Dda in Procura

Bologna, 6 giugno 2019 - Fermi convalidati e misure cautelari in carcere per i quattro stranieri, due somali e due etiopi, tra i 22 e i 29 anni, fermati il 29 maggio per i reati (contestati a vario titolo) di finanziamento di condotte con finalità di terrorismo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (FOTO), nell’ambito di un’inchiesta della Digos coordinata dalla Dda di Bologna. Per un quinto straniero è stata emessa una misura cautelare poiché irreperibile all’estero.

Gli stranieri fermati avevano un regolare permesso di soggiorno avendo ottenuto la protezione internazionale, uno di questi  era addirittura riuscito anche ad avere un sussidio di 400 euro al mese dalla Francia sempre in quanto rifugiato proveniente da un paese in guerra. 

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L’inchiesta è stata sviluppata seguendo i movimenti di due soggetti residenti per un periodo a Forlì, ma i  fermi sono stati eseguiti a Cinisello Balsamo (Milano), a Como e a Torino a "dimostrazione - ha spiegato il procuratore capo Giuseppe Amato (VIDEO)  - di come il territorio nazionale sia indifferentemente interessato a fenomeni di questo tipo".

L’inchiesta è partita nel 2018 grazie ad una segnalazione della Direzione centrale della polizia di prevenzione sui contatti in Italia di un presunto facilitatore dell’Isis arrestato in Somalia nel 2017.

Gli investigatori, spulciando nelle sue rubriche telefoniche, hanno isolato due utenze italiane, una a Bologna e una a Forlì, intestate a prestanome, i cui reali utilizzatori erano due somali. Arrivati in Sicilia nel 2016 dalla Libia e dopo un veloce transito (due giorni) nell’hub di via Mattei a Bologna hanno vissuto per tutto il 2017 a Forlì.

Uno dei due poi, è stato arrestato a Bari per associazione con finalità di terrorismo (uscendo dall’inchiesta bolognese). L’altro, invece, si è diretto in Germania (al momento irreperibile) ed è il destinatario della misura cautelare dalla Dda. Attraverso intercettazioni telefoniche sui contatti dei due soggetti, la Digos ha attenzionato altri quattro presunti finanziatori di attività legate al terrorismo poi sottoposti al fermo.

Sono accusati di fare parte di un circuito internazionale finalizzato alla raccolta di fondi destinati ad una rete terroristica nella quale, in particolare, si colloca Al Shabaab, una formazione somala affiliata ad Al Quaeda.

"Operavano - ha spiegato Amato - per la raccolta di denaro provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Paesi esteri che avveniva attraverso movimentazioni via internet o anche con un metodica basata sulla fiducia con il sistema dell’Hawala».

Denaro che poi "veniva veicolato ad un collettore in Somalia - ha precisato il pm Antonella Scandellari  - e che dovevano servire per l’acquisto di armi per le attività terroristiche e di guerra che si svolgevano in quei territori".

L’altro fronte dell’inchiesta si è concentrato sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli indagati sono accusati di aver dato supporto logistico ai connazionali somali già arrivati in Italia aiutandoli a transitare all’estero, soprattutto, verso il nord Europa. 

 

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