Terrorismo e sicurezza, esperti a confronto a Bologna

Al convegno, organizzato dalla Questura, il procuratore Giuseppe Amato e il direttore centrale della Polizia di prevenzione Diego Parente

Il convegno della Questura in Sala Borsa

Il convegno della Questura in Sala Borsa

Bologna, 21 marzo 2023 – Il lavoro dell’intelligence nel contrastare il terrorismo, che sia interno o esterno. Il ruolo della prevenzione e cosa la normativa attuale consente per spegnere la minaccia prima che si concretizzi in attentati e azioni terroristiche. Sono queste le tematiche al cuore del convegno, organizzato dalla Questura questa mattina in Sala Borsa, ‘Terrorismo e sicurezza – Strumenti di indagine e di lavoro’, aperto agli appartenenti alle forze dell’ordine, che ha visto protagonisti il procuratore capo Giuseppe Amato e il dirigente generale della polizia Diego Parente, direttore centrale della Polizia di prevenzione al Dipartimento di pubblica sicurezza. A moderare il dibattito, aperto dal saluto del questore Isabella Fusiello, il vice direttore del Carlino Valerio Baroncini. Presenti, tra il pubblico, i questori e i dirigenti della Digos delle altre città della regione, il prefetto Attilio Visconti, i vertici dell’Arma, della Guardia di Finanza, della Penitenziaria, i dirigenti delle varie specialità della polizia e agenti, oltre alla moglie di Marco Biagi, Marina

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Prevenzione e sinergia

“Anticipare la minaccia per evitare che i suoi effetti deflagrino”, ha spiegato Parente, è alla base del lavoro del Casa (Comitato di analisi strategica), che vede il contributo e l’impegno sinergico di tutte le forze di polizia, “un laboratorio di best practice con valenza strategica e operativa, per predisporre strumenti investigativi”. In un paese provato dagli anni di Piombo, il comparto dell’antiterrorismo ha sviluppato un’esperienza che ha “fatto sì che l’Italia non venisse attinta da eventi tragici come quelli che hanno attraversato l’Europa”, ha aggiunto il procuratore Amato, sottolineando l’importanza della sinergia tra forze di polizia e magistratura, per utilizzare al meglio quelle norme che esistono e che permettono di agire in chiave preventiva. Il ruolo dell’Italia, in questi anni, è apparso più come quello di una ‘base logistica’, luogo di partenza di foreign fighters e attentatori, più che di un obiettivo. 

La nuova minaccia

Al radicalismo islamico, alla minaccia anarchica che con la vicenda di Alfredo Cospito ha ripreso vigore, negli anni del Covid l’attenzione degli investigatori si è concentrata anche su quelle realtà di estrema destra, legate al suprematismo bianco, che hanno trovato nel malcontento sociale un carburante e nelle chat di Telegram un luogo di scambio. L’antesignano di questi gruppi, in Italia, potrebbe essere individuato in Luca Traini, l’attentatore di Macerata che in una mattina di ordinaria follia aveva sparato a caso su persone di origine straniera. “Durante il lockdown – ha spiegato Parente – abbiamo verificato la nascita di numerosissime chat frequentate da persone che vogliono emulare Traini. Spesso si tratta di ragazzi con problemi di inserimento sociale e problemi psicologici, che si rappresentano così”. Ragazzi il cui malessere andrebbe intercettato, attraverso una rete sociale che coinvolga scuole, servizi sociali, Ausl. Non solo, quindi, attraverso quel lavoro costante che vede impegnate le Digos e la Polizia postale, nel monitoraggio quotidiano del web.

Ma anche i No Vax rappresentano un fenomeno da monitorare, “e un fenomeno di piazza ancora più complesso da gestire rispetto a chi, come antagonisti o anarchici, ha idea di come funzionino le dinamiche di piazza, ma che con equilibrio siamo riusciti a contenere”, spiega Parente

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La normativa

A seguito del Covid “fatti violenti di natura sovversiva hanno accompagnato il disagio sociale”, ha detto Amato, spiegando come uno strumento utile, nel contrasto alle violenze di piazza o nell’ambito di manifestazioni sportive, potrebbe essere l’estensione della norma sull’arresto differito, “al momento applicabile solo in caso si configuri un reato che prevede l’arresto obbligatorio – ha precisato il procuratore –: se invece fosse ampliato il suo utilizzo si potrebbe colpire chi partecipa a manifestazioni violente. Il riscontro immediato dà garanzie in fase di processo e permetterebbe di saltare il passaggio della richiesta della misura cautelare”.

In chiave preventiva, “Rispetto alle norme importanti, ma generiche, che abbiamo è fondamentale cogliere la specificità delle condotte, la loro pericolosità concreta. La professionalità sta nel riuscire a cogliere l’offensività”, ha spiegato il procuratore Amato e riferendosi all’Isis, ha aggiunto: “È facile associare attentati di singoli squilibrati all’Isis, ma non basta l’idea di evocare, noi abbiamo il compito di dimostrare un collegamento reale. Non sminuiamo la pericolosità di questi soggetti, ma dobbiamo avere idea del nemico”. Il procuratore ha poi spiegato come tutti i reati di terrorismo siano gestiti dalle Procure distrettuali, “ma esistono protocolli, analoghi a quelli antimafia, che indirizzano le procure del circondario a segnalare fatti spia di un fenomeno”. 

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