
Sono cifre a sei zeri quelle dei crediti non riscossi dalle aziende sanitarie
Dal 2018 al 2024, Ausl, Sant’Orsola e Rizzoli non hanno riscosso oltre 16,5 milioni di euro relativi ai ticket. Una "torre di Babele di procedure, costi fuori controllo e risultati spesso deludenti" sul fronte della spesa sanitaria che, nello stesso periodo, ha portato ad accumulare oltre 55 milioni di ticket non riscossi in tutto il territorio regionale. A diffondere questi numeri è Pietro Vignali, presidente del gruppo di Forza Italia nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. E, come già accennato, all’interno dello studio sul sistema di recupero dei ticket sanitari Ausl, Policlinico e Ior qualche difficoltà ce l’hanno.
La cifra record di oltre 16,5 milioni di euro "testimonia quanto lavoro ci sia ancora da fare", afferma Vignali. Che analizza in maniera più generale problema: "Sotto le Due Torri sono stati spesi 584.039,72 euro nel triennio 2021-23 per il recupero dei crediti relativi ai ticket. Se ci fosse un sistema di recupero migliore non ci sarebbe bisogno di aggiungere nuove tasse: vi è difformità di procedure tra le diverse aziende, frutto senza dubbio della completa assenza di un coordinamento e di linee guida", attacca.
Il disagio si verifica quando un cittadino non paga il ticket dovuto per una prestazione sanitaria, ad esempio una visita specialistica o una diagnostica strumentale. Infatti questo è un tema che si lega soprattutto a quello delle liste d’attesa. In realtà, però, in molti casi Vignali segnala che passano mesi – se non anni – tra la prenotazione e l’effettiva visita o esame diagnostico. Quindi, "una dimenticanza da parte dell’utente è fisiologica, ma porta due svantaggi: i calendari delle liste d’attesa hanno ‘buchi’ ed è necessario recuperare il ticket all’utente che non ha ricevuto la prestazione". La sanzione è stata introdotta circa dieci anni fa per arginare la mala pratica degli utenti di ’bucare’ le prenotazioni.
"Anche con l’utilizzo delle nuove tecnologie sarebbe facile ricordare l’appuntamento ed evitare inutili sperperi – ha concluso Vignali – La giunta regionale metta ordine al sistema".
Leggendo i numeri, Ausl Bologna riscuote circa un ticket su quattro, vanno meglio Rizzoli (60%) e Sant’Orsola (50%). Il dato a Bologna, in media, raggiunge il 37,4%, oltre 6 milioni di euro (6.193.511,43 euro) in ticket recuperati dalle aziende sanitarie. Ausl paga 382.971,64 euro per il recupero dei ticket, quelli non pagati però raggiungono la cifra ’monstre’ di 13.264.217,66. La quota recuperata è di 4.436.612,78, con un’incidenza dei costi dell’8,63%.
Invece il Sant’Orsola ha speso per il recupero ticket oltre 130mila euro e ne ha recuperati 1,1 milioni, con un’incidenza sui costi dell’11,66%, ma i ticket non pagati superato quota 2,25 milioni di euro.
Il dato migliore è quello degli Istituti ortopedici Rizzoli: 68,4mila euro spesi per il recupero ticket, 1,04 milioni di euro di ticket non pagato e la quota recuperata è di 620mila euro, con un’incidenza dei costi dell’11,04%.
Qui il tasso di recupero è aumentato grazie al miglioramento delle procedure. Mentre per il Sant’Orsola la piattaforma Rudi rileva le morosità e genera le pendenze da incassare.
L’Ausl ogni anno invece effettua una verifica del pagamento dei ticket. Se risultano pendenze, si attiva il recupero tramite l’invio di una lettera. "Vengono inviate mediamente 90mila lettere all’anno. Nel 2024 sono stati pubblicati sull’Fse 60mila avvisi e tale attività, pur se non ascrivibile in senso stretto al recupero crediti, ha contribuito ad ottenere un significativo recupero economico", fa sapere Ausl.