CHIARA GABRIELLI
CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Tiktoker suicida in diretta: "Non c’è stata istigazione". Il papà: "È un insulto"

Il 23enne vittima di cyberbullismo Vincent Plicchi si tolse la vita nel 2023. Il gip: "Si proceda solo per diffamazione". Lo sfogo: "Lo Stato non esiste".

Il 23enne Vincent Plicchi, suicida a 23 anni, in uno scatto con il papà Matteo

Il 23enne Vincent Plicchi, suicida a 23 anni, in uno scatto con il papà Matteo

Tiktoker si tolse la vita in diretta social nell’ottobre 2023: disposta l’archiviazione per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio e la trasmissione degli atti alla Procura per indagare sull’ipotesi di diffamazione. "È un insulto. Non sono riuscito a salvarlo e ora non riesco a fare giustizia – lo sfogo del papà, Matteo –. Siamo imbrigliati nella vergogna della burocrazia. Oggi, abbiamo la prova che lo Stato non esiste. Stamattina (ieri) sono andato a trovarlo al cimitero per dargli buone notizie, invece gli ho portato sulla tomba l’ennesimo fiore marcio".

Il gip Alberto Ziroldi ha accolto solo in parte le richieste dei familiari di Vincent Plicchi, il tiktoker 23enne che si suicidò in diretta social nell’ottobre 2023 dopo essere stato vittima di cyberbullismo (era stato travolto da false accuse di pedofilia), che si erano opposti alla richiesta di archiviazione presentata dal pm Elena Caruso. La Procura aveva chiesto l’archiviazione al termine delle indagini svolte a seguito dell’esposto dei familiari, in cui si ipotizzavano reati come istigazione al suicidio, cyberstalking e minacce, indagini che gli stessi familiari e il loro legale Daniele Benfenati ritenevano del tutto insufficienti. A maggio scorso, erano state la madre e la zia di Vincent, assistite dall’avvocato Daniele Benfenati, a presentare un esposto chiedendo di indagare sulla vicenda e indicando alcuni nomi e nickname di utenti social che avrebbero avuto un ruolo nello spingere Vincent a suicidarsi. Ora il gip ha disposto l’archiviazione per quanto riguarda l’istigazione al suicidio: pur definendo "le condotte dei soggetti coinvolti moralmente del tutto riprovevoli" si sottolinea che "non v’è la prova che gli autori dei messaggi e dei commenti contestati fossero realmente consapevoli del fatto che tali atteggiamenti avrebbero potuto spingere il giovane Vincent Plicchi all’estremo gesto". E ancora: "Lo stesso può dirsi rispetto ai due soggetti individuati come i presunti autori del piano da cui aveva avuto origine il linciaggio mediatico", dalle conversazioni "si evince che avevano come unico obiettivo quello di neutralizzare l’ascesa sui social del personaggio ‘Inquisitor’, considerato dai due come un pericoloso competitor".

E quindi, "è difficile ipotizzare anche solo astrattamente e in assenza di prove concrete che i due potessero nutrire un serio proposito di spingere" Vincent "al suicidio". Si precisa poi che "benché il contributo fornito da ciascuno degli utenti nella cosidetta ’shitstorm’" abbia "nei fatti ingenerato nella persona offesa uno stato d’ansia tale da indurlo poi al suicidio, i messaggi contenenti minacce e offese risultano provenire da account riconducibili a persone differenti" e quindi "non si configura l’abitualità propria del delitto di atti persecutori". Per il gip, l’unico reato ipotizzabile potrebbe essere quello di diffamazione, rispetto al quale, tralasciando "le indubbie criticità connesse all’identificazione certa degli utilizzatori degli account" (il padre di Plicchi aveva affermato che "l’unica attività di indagine svolta è stata una richiesta sbagliata di quattro nickname ai social per sapere chi fossero gli utenti"), il gip ricorda che si chiede l’archiviazione solo per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio. Una vittoria – o una sconfitta, dipende dai punti di vista – solo parziale per i familiari. "Non molliamo, in qualche modo arriveremo in fondo a questa storia", assicura il papà di Vincent.