Cinema migrante, inclusione, ambiente, intelligenza artificiale sono al centro del Terraviva Film Festival giunto alla quarta edizione e in programma tra Casalecchio di Reno e Bologna dal 22 al 26 novembre con 13 opere provenienti da 12 paesi del mondo in concorso. Prove per un pianeta a colori è il titolo scelto da Genoma Films e Associazione Amici di Giana che tengono molto al tema della sostenibilità, ma preferiscono utilizzare una parola chiave come "insostenibilità" per raccontare una contemporaneità "in cui numerose situazioni sono ormai difficilmente tollerabili" e per forgiare i vari focus del festival che saranno trattati anche nei panel curati dall’imprenditrice e artista Gaia Trussardi in tandem con la direzione artistica di Laura Traversi.
Il primo e l’ultimo saranno al Teatro Laura Betti di Casalecchio il 22 e il 25 novembre: Migrazione: l’insostenibile limite dei confini con un monologo finale di Paola Michelini il primo e Donne: sostenere l’insostenibile, moderato da Marta Perego. Poi si passa al DamsLab: il 23 panel sull’ambiente parlando però di moda e dell’insostenibile danno della vanità, con vari partecipanti tra cui Carlo Mazzoni di Lampoon Magazine e il 24 IA: umanamente insostenibile? moderato proprio da Gaia Trussardi con la partecipazione di Leonardo Caffo e di Alessandra Costanzo, ordinario di campi elettromagnetici alla nostra università.
I film, che si potranno vedere anche su MyMovies, sono passati da vari festival e sono tutti del 2023. Si va da 20 Days in Mariupol di Mstislav Chernov che racconta di una squadra di giornalisti ucraini intrappolati a Mariupol all’inizio dell’invasione russa a After the Bridge di Davide Rizzo e Marzia Toscano sulla vita della bolognese Valeria Collina il cui figlio Youssef, jihadista, fu tra i protagonisti di un attacco terroristico a Londra. Beautiful Poison di Dan Ashby racconta di un artista che utilizza l’ossido di ferro, veleno dei fiumi, come pigmento, Zero Waste di Dong Hyun Danny Kim, ospite al festival, affronta l’inquinamento della plastica e Fremont di Babak Jalali, che apre la kermesse ed è l’unico film di fiction, che racconta di una donna che faceva la traduttrice dall’afghano per l’esercito Usa e di una improvvisa rivelazione davanti a un biscotto della fortuna. Fuori concorso c’è anche The Persian Version di Maryam Keshavarz, uno spaccato di genealogia femminile iraniano-americana.
Benedetta Cucci