Torna Zerocalcare Viaggio in Iraq con fogli e matite

Il fumettista domani in Salaborsa presenta il nuovo libro. "Un’avventura per aiutare i curdi"

Zerocalcare sarà domani in Salaborsa per presentare il suo ultimo libro

Zerocalcare sarà domani in Salaborsa per presentare il suo ultimo libro

di Pierfrancesco Pacoda

Impossibile dormire prima di arrivare a Shengal, troppi pericoli, troppa tensione. Si chiama No Sleep Till Shengal (BAO), il nuovo libro di Zerocalcare, vero nome Michele Rech, subito arrivato ai primi posti delle classifiche di vendita. L’autore lo presenta domani, alle 21, in Salaborsa.

Zerocalcare, il titolo del suo libro ricorda una canzone del gruppo hip hop americano Beastie Boys, ‘No sleep till Brooklyn’.

"Sì, e anche No Sleep ‘til Belfast dei punk irlandesi Stiff Little Fingers. È il titolo che racconta meglio quello che è successo quando abbiamo cercato di arrivare a Shengal, una città dove vive la comunità ezida protetta dalle milizie curde. Un’area isolata, dove per fare tre chilometri ci vogliono trenta ore, con continui posti di blocco, tra servizi segreti iracheni, milizie di ogni provenienza, militari turchi. È stata un’avventura faticosa e il libro è il diario di questo viaggio".

Ancora una volta ha dedicato, dopo ‘Kobane Calling’, un libro al dramma della popolazione curda.

"La comunità curda di Roma mi ha chiesto nuovamente aiuto, perché nel silenzio della politica internazionale, in quella parte dimenticata del mondo è in atto uno sterminio. Rischiamo di perdere per sempre un popolo, e non potevo tirarmi indietro; così ho deciso di partire con i miei fogli e le mie matite per documentare quel dramma con l’unico strumento che conosco, il fumetto".

Che cosa ha trovato lì?

"È impossibile immaginare cosa succede in angoli del mondo come il Kurdistan. Dove, bisogna ricordarlo, va in scena una importante sperimentazione sociale sull’autodeterminazione dei popoli e sui diritti delle donne, che rivestono ruoli importantissimi. Tutto questo è minacciato da soprusi e attacchi da nemici che cambiano in continuazione: una volta era l’Isis, che qui compì una terribile strage nel 2014, adesso sono i paesi che si contendono il Kurdistan e che vorrebbero annientare i curdi".

Il suo fumetto ha una valore artistico, ma anche di testimonianza.

"Certo, ci sono delle necessità alle quali non puoi sfuggire, non posso girare il mio sguardo e occuparmi solo di serie tv. Devo confessare che sento anche una certa disillusione nei confronti della capacità del disegno di creare solidarietà. Anche rispetto a Kobane Calling, ho l’impressione che le nostre coscienze siano più anestetizzate e che questi posti siano così distanti dalla nostra quotidianità, che, a ragione, è costretta a fare i conti con la guerra in Ucraina, da non suscitare più di qualche pensiero solidale".

A proposito di serie, c’è forte attesa per la nuova stagione di ‘Strappare lungo i bordi’.

"Sono al lavoro. Se non ci saranno altre chiamate da paesi lontani dovrei riuscire a concentrarmi sulla nuova stagione della serie. Una stagione più impegnativa della precedente, in cui torneranno i personaggi e luoghi della prima, che sono poi l’universo nel quale mi muovo. Ci sarà molta musica e, soprattutto, le puntate saranno più lunghe: 30 minuti. Avremo il tempo di conoscere meglio i miei eroi".

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