Torta di compleanno in ‘Purgatorio’ per Luigi

La vita nel padiglione 25 del Sant’Orsola: festa per un paziente che sta meglio Daniela Di Luca, anestesista rianimatore: "Piccoli gesti che fanno bene a tutti"

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Una festa di compleanno, un lampo di gioia in "Purgatorio", come lo chiama con una battuta che sdrammatizza la tensione la dottoressa Daniela Di Luca, anestesista rianimatore a capo dell’équipe del padiglione 25 del Sant’Orsola, la Terapia intensiva dedicata al Covid-19.

Qui Luigi, estubato pochi giorni fa, ha compiuto settant’anni e, dopo giorni di inappetenza, ha mangiato commosso la torta che la dottoressa aveva portato per lui. Ha potuto anche parlare al telefono con il figlio, che non vede da quando, due settimane fa, è stato ricoverato per il Coronavirus. Per giorni è rimasto in condizioni critiche in Terapia intensiva finché lunedì scorso ne è uscito. "La cosa più drammatica per le persone estubate è che escono dalla Rianimazione disorientate e confuse – spiega Di Luca –. Inoltre sono soli, isolati. Gli unici contatti che hanno siamo noi e i fisioterapisti, tutti bardati con mascherine e guanti: scambiare due chiacchiere dipende dal buon cuore dei singoli professionisti".

Molti sfiorano la depressione. Dopo giorni attaccati al ventilatore "escono e non sanno dove sono, non conoscono nessuno – prosegue l’anestesista –. È traumatico, soprattutto per gli anziani, i quali spesso poi rifiutano il cibo". Come Luigi. "Perciò abbiamo colto l’occasione del compleanno: d’accordo con i colleghi ho portato torte per tutti e abbiamo fatto una piccola festa. Suo figlio gli ha fatto gli auguri al telefono: Luigi era contentissimo".

Del resto, anche lavorare in prima linea tra "l’Inferno" (la Terapia intensiva, al secondo piano del padiglione 25) e il "Purgatorio", il reparto intermedio per chi ancora non è autonomo e non può alzarsi da letto, non è semplice. Qui il "Paradiso" diventa, ovviamente, il ’Covid Resort’ (si chiama proprio così) all’ex Urologia, dove stanno i pazienti in attesa solo del secondo tampone negativo prima di poter tornare a casa.

Nel padiglione 25 intanto ci si ingegna per risollevare il morale di tutti, anche con piccoli gesti. "Siccome la vitamina C fa bene, abbiamo ricevuto tantissime arance per i pazienti – sorride l’anestesista –, ma alcune erano talmente aspre e non le voleva nessuno... Così le oss hanno pensato di fare la spremuta con lo zucchero e offrirla per colazione". Anche gli operatori si fanno forza tra loro. "Per fortuna siamo un team molto affiatato – chiude la dottoressa Di Luca –: pranziamo insieme in un grande tavolone, per le distanze, e ridiamo e scherziamo. Così sosteniamo anche i colleghi più fragili: molti, soprattutto i più giovani, non riescono più a dormire. Anche se non è facile per nessuno: non poter abbracciare mio marito e i miei tre figli pesa molto".

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