Tozzi, Gloria Forever "Ho vissuto tante vite"

Il cantautore domani sera all’EuropAuditorium con i grandi successi. La malattia, la carriera e l’exploit americano: "Orgoglioso di ’Ti amo’"

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"Quando ho sentito per la prima volta la mia voce registrata, ho detto: aiuto!". Lui, Umberto Tozzi, nella vita avrebbe voluto fare il chitarrista, ma ottanta milioni di dischi venduti debbono averlo convinto che come cantante non era poi male. E domani torna a Bologna all’Europauditorium in un enorme karaoke. Oltre a quei settant’anni che preferirebbe non festeggiare "perché mi divertivo di più quando ne avevo trenta", il tour di Gloria Forever celebra i quaranta del suo pezzo più famoso.

Umberto, quante vite pensa di aver vissuto finora?

"Tante. Ogni tanto la vita m’ha presentato il conto (in primavera gli è stata diagnosticata una neoplasia alla vescica che l’ha tenuto fuori gioco per alcuni mesi, ndr), ma sono sempre riuscito a rialzarmi. Evidentemente lassù c’è una stella (o qualcuno) che mi protegge. La mia è stata, infatti, un’esistenza di grandissime soddisfazioni. A cominciare dalla musica. In questo penso di essere stato molto fortunato perché è fuori di dubbio che il talento spesso non basta".

Qual è stata la vita più bella?

"Quando ho inciso Ti amo, non avrei mai pensato di passare la frontiera di Chiasso. E, invece quella canzone mi ha fatto conoscere in tutto il mondo. Ne sono orgoglioso, perché credo sia una delle più originali del mio repertorio. È stato quello il periodo più eclatante della mia vita".

Esperienze speciali?

"Tante. Nei duetti Anastasia riesce a trasmetterti qualcosa che altre non hanno. Sono felice di averla incontrata".

La sua esplosione nelle charts americane rimane legata a Laura Branigan.

"Il produttore Jack White scelse Gloria come riempitivo del primo album di Laura, ma i dee jay iniziarono a programmarla al posto il singolo indicato dalla casa discografica, All night with me, trasformandola in una grande hit. A quel punto Jack chiese al nostro editore Cgd se avesse altre cose interessanti da fargli ascoltare. Il resto è storia".

Ha mai pensato a un musical?

"Mi piacerebbe molto fare l’esperienza, perché penso che il mio genere musicale si presti molto. Nessuno, però, finora me l’ha proposto. Le mie canzoni le ha prese il cinema, che però è tutt’altra cosa".

C’è un brano della sua discografia che non rifarebbe?

"Tanti, da Nell’aria c’è o Zingaro, un brano de mio terzo album. Scrivo canzoni in cui il suono vale più della parola. Ci sono frasi che non so neppure perché stiano lì, ma suonano bene. Lucio Battisti un giorno disse che, dopo di lui, l’unica cosa nuova era la mia musica".

Quattro Sanremo e una vittoria, con Morandi e Ruggeri. Sulla scelta di mettere fine alle eliminazioni fatta da Baglioni ha forse ha pesato pure la sua del 2005 con Le parole.

"È stato un passo importante, che ha dimostrato di non intaccare gli ascolti né il prestigio della manifestazione rispettando la dignità di chi sale sul palco. L’esclusione è una cosa brutta, angosciante. Ora ci si può andare con animo più leggero".

Andrea Spinelli

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