Tra desiderio di morire e ragioni di vivere

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Francesco*

Campione

Il fine vita è accompagnato da tre sentimenti che spesso si avvicendano nella stessa persona in momenti diversi: l’angoscia del nulla) la paura (di perdere i beni della vita e dell’ignoto dell’aldilà) e il desiderio di morire (quando la vita diventa insopportabile).

L’angoscia del nulla si combatte con la filosofia che fa diventare il nulla ’qualcosa’, la paura di morire con le religioni che ’rivelano’ vie di salvezza, il desiderio di morire cercando altre ragioni per vivere.

Purtroppo queste tre vie non riescono a convivere nella Cultura e nella Società come convivono nella vita individuale, e invece di collaborare cercano di imporsi vicendevolmente la propria ’legge’.

"Non uccidere!", dicono giustamente alcuni per difendere la vita. "Ho il diritto di morire se la vita non è più vita", dicono giustamente altri per difendere la dignità della vita. Per metterli d’accordo sogno una ’legge’ che prescriva semplicemente:

"Quando qualcuno non sopporta più la vita e vuole morire ci sia sempre un medico o una persona cara che l’aiuti a trovare altre ragioni di vita. E se non ci riesce si assuma la responsabilità di assisterlo nel suicidio per attenuarne la drammaticità, sapendo che rischia soltanto (?) il dubbio (proprio e degli altri) di non aver fatto abbastanza per difendere la vita". Una legge del genere l’ho proposta qualche anno fa intitolandola ’Depenalizzazione del suicidio attenuato’, cercando di conciliare da una parte l’esigenza di difendere la vita, dall’altra quella di tutelare il diritto di rifiutarla.

*Psicologo, direttore della Rivista Zeta e della Scuola italiana di Tanatologia

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