Traffico di cocaina a Bologna: auto, contasoldi e locali. Le intercettazioni

I narcotrafficanti: "Scrivono di noi sul giornale? Sì, tira brutta aria". E temendo di essere controllati: "Cerca delle cimici e cancella i social"

Bologna, 29 marzo 2023 – “Una dimensione quasi aziendale dell’attività criminale". Così il gip Nadia Buttelli definisce, nell’ordinanza, il modus agendi del gruppo di trafficanti decapitato dalla Squadra mobile. Motivando l’ipotesi associativa, il giudice parla di "quadro indiziario di rilevante gravità" nei confronti del sodalizio, "composto pressoché interamente da soggetti di origine dominicana, pur stabilizzati sul territorio italiano", che mantenevano "stabili collegamenti con il paese d’origine".

Traffico internazionale di cocaina: l'operazione e il maxi sequestro
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La quantità di operazioni ‘commerciali’, ma in particolare "i quantitativi di volta in volta importati dalla Repubblica Sudamericana (nell’ordine di centinaia di chili di cocaina)", enumera il gip "la facilità con cui poi lo stupefacente veniva poi smerciato in pochissimi giorni" e la presenza di solide basi logistiche come depositi di stoccaggio della ‘merce’, ma anche "macchine contasoldi, locali dove venivano effettuate le riunioni e infine un parco macchine , spesso scambiate tra i diversi sodali, dotate di doppi fondi per nascondere i panetti", rendono palese, per il giudice, l’esistenza di "un vincolo assolutamente stabile".

Che non bloccava la sua macchina del narcotraffico neppure di fronte all’arresto di un sodale. Infatti, quando il 27 gennaio del 2022 Hansel Valdez Rosario, ‘El Moyeto’, (difeso dall’avvocato Simone Romano) viene fermato dalla polizia stradale mentre, a bordo di una Mini, trasporta 18 chili di coca, la notizia non intacca l’attività del gruppo, che prosegue senza sosta, "dovendo smerciare – scrive il gip – quantitativi di cocaina assai importanti". Un atteggiamento che, per il giudice Buttelli, denota "un’indubbia professionalità del gruppo".

Quell’arresto, però, aveva fatto sorgere in diversi membri del sodalizio dei dubbi sulla possibilità di essere seguiti o intercettati. Nel casolare ‘Medello’ di Monte San Pietro, Yordy Garibardy Grullon Rivera e Fernando Artura Sanchez Alcantara (entrambi difesi dall’avvocato Matteo Murgo), il giorno dopo discutono: "Cosa dice il giornale?", chiede Grullon Rivera. "Hanno scritto che è stato trovato qualcosa nel vano posteriore del sedile", risponde l’altro. E a un acquirente, che chiede loro se "tira brutta aria qua a Bologna?", Sanchez Alcantara replica "No", ma cambiando argomento. Ma è una sicurezza di facciata. "Nessuno vuole essere catturato fratello", dice Grullon Rivera a Wascar Ramon Diaz Encarnacion. Che replica: "Due cose... Un’altra macchina... Bisogna controllare le macchine per vedere se mentre eravamo a Santo Domingo ci hanno messo un gps o qualcosa, bisogna sistemare...". "Quali macchine?", chiede l’altro e il socio risponde: "Quelle per fare i lavori".

Concludendo, poi, per la necessità di mantenere un basso profilo per non essere beccati. "Quando sono uscito dal carcere – dice infatti Diaz – io ho cancellato Facebook, ho cancellato tutti i profili social".

Dell’arresto di ‘El Moyeto’, Sanchez Alcantara parla anche Eduardo Lisandro Rodriguez Vidal, altro elemento di spicco dell’associazione. Una conversazione che testimonia, secondo il gip, "che spettava a lui e a Rodriguez Vidal comprendere le ragioni di quell’arresto e determinarsi di conseguenza". "Stiamo facendo dei conti... per capire la cosa... questo è successo adesso a mezzogiorno... è stata una soffiata perché l’hanno fermato sull’autostrada", diceva infatti Sanchez Alcantara. E per il giudice, "è di palmare evidenza che solo a chi riveste posizioni apicali spetta di comprendere le ragioni di un arresto".

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