NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Tragedia alla Barca. Il dolore dello zio di Bader: "Ora vogliamo giustizia"

Rashed Mhat in via Colombi, assieme a Lafram e al console tunisino Afif Traouli "Questo ragazzo era un modello d’integrazione. Vicini alla famiglia". Ieri l’autopsia sul diciannovenne: riscontrati trauma cranico e lesioni al volto.

Rashed Mhat in via Colombi, assieme a Lafram e al console tunisino Afif Traouli "Questo ragazzo era un modello d’integrazione. Vicini alla famiglia". Ieri l’autopsia sul diciannovenne: riscontrati trauma cranico e lesioni al volto.

Rashed Mhat in via Colombi, assieme a Lafram e al console tunisino Afif Traouli "Questo ragazzo era un modello d’integrazione. Vicini alla famiglia". Ieri l’autopsia sul diciannovenne: riscontrati trauma cranico e lesioni al volto.

Ci sono gli amici. C’è la fidanzatina, inginocchiata tra i fiori poggiati sul marciapiede. E c’è anche lo zio Rashed Mhat (foto grande). Che chiede giustizia, a nome della famiglia di Eddine Bader Essefi, il diciannovenne ucciso in via Colombi. Nella strada della Barca, dove la sera del 25 aprile il ragazzo è stato soccorso in fin di vita, ieri si sono trovati ancora per un momento di raccoglimento. Al fianco del presidente dell’Ucoii, Yassine Lafram, che dal primo giorno è vicino alla famiglia del ragazzo, anche il console tunisino, Afif Traouli. Bader, ha detto quest’ultimo, era "un modello di integrazione". Il ragazzo lavorava come aiuto cuoco al locale Manicarettibo di via Saragozza. E adesso il consolato è in contatto con la famiglia in Tunisia, dove il ragazzo sarebbe tornato a luglio per il matrimonio della sorella, per organizzare, nel minor tempo possibile, il rientro della salma per i funerali. Lo zio Rashed Mhat, fratello della madre di Bader, si è fatto portavoce del dolore della famiglia: "Chiediamo giustizia – ha detto –. Questo è un crimine e vogliamo giustizia. È un ragazzo giovane, vogliamo sapere le circostanze del crimine. Amava la vita, pieno di vita sempre, ed è veramente un peccato che abbia perso la sua energia e la sua vita così presto". Sulla morte del giovane è stata infatti aperta un’inchiesta per omicidio preterintenzionale, coordinata dal pm Andrea De Feis e con gli accertamenti affidati ai carabinieri del Nucleo investigativo, inchiesta che vede indagati un 29enne tunisino e un 31enne di origine campana. Ieri, proprio per chiarire le cause del decesso, il medico legale Guido Pelletti ha effettuato, nel pomeriggio, l’autopsia. Presente, come consulente della difesa (per il 31enne, assistito dall’avvocato Roberto D’Errico), anche il medico legale Matteo Tudini. L’ipotesi è che il giovane sia morto a seguito di una lite con i due indagati: da accertare se siano state letali le botte o se il ragazzo sia caduto, durante l’aggressione, battendo la testa sul marciapiede. L’autopsia di ieri però potrebbe non dirsi risolutiva: sicuramente è stato riscontrato il trauma cranico, confermate anche le lesioni sul volto, ma l’esame si è rivelato più complesso del previsto. E a rendere più complessa la ricostruzione degli eventi, il fatto che nel tratto in cui è avvenuto l’omicidio non ci sarebbero telecamere. Ora, su quel marciapiede, tra fiori, messaggi e pupazzetti e una scritta in nero ‘Bader vive’, il console Traouli ha apposto una corona per "esprimere la nostra solidarietà con la famiglia, gli amici, i colleghi che hanno conosciuto la vittima" e per "mandare un messaggio di speranza per dire che la vita di tutti è preziosa. La violenza è qualcosa che non può essere accettata", aggiunge, ringraziando le autorità italiane e locali che stanno lavorando "per rimpatriare la salma in Tunisia al più presto".