
Mattinata di passione a causa dei cantieri, il Comune corre ai ripari. Via a misure anti-code e più vigili a partire da ieri pomeriggio alle 15. FdI: "Chi risarcisce i lavoratori?". La Lega insiste: "Lepore si dimetta".
"Il finimondo". Così è stato definito il maxi-ingorgo di ieri mattina in via Stalingrado nell’incrocio ’infernale’ con viale Aldo Moro e via della Liberazione da chi si è trovato imbottigliato nel traffico. Una mattinata di passione a causa dei cantieri del tram nel quadrante nord-est della città.
Un grande caos legato al via ai lavori del tram nel quartiere fieristico con un restringimento di carreggiata nel tratto di viale Aldo Moro di fronte a piazza Imbeni (indicativamente tra via Serena e piazza Costituzione) e l’allestimento del cantiere sull’incrocio di via Stalingrado, partito martedì dal lato di via Gnudi, ma che poi s’insedierà in piazza della Costituzione e successivamente occuperà il centro dell’intersezione. Lavori molto impattanti, come sempre quando riguardano gli incroci più trafficati della città. Ma non è andata bene anche in via di Corticella in direzione centro con uno scenario simil-A14 verso il mare in un weekend di agosto. L’unica corsia percorribile, quella lasciata ‘libera’ dai lavori della linea Verde del tram, era una lunga coda di auto, furgoni e scooter. Scenario simile in via Creti, strada, di fatto, "impraticabile", ha commentato chi ci è passato.
Vista la situazione, il Comune è corso subito ai ripari, mettendo in atto (già dalle 15 di ieri) una serie di correttivi alla mobilità per evitare un’altra mattinata effetto inferno. In una nota, Palazzo d’Accursio spiega (nella serata di ieri) che "dopo 24 ore dalla partenza del cantiere e dopo una giornata di puntuale monitoraggio dei flussi dell’incrocio, sono state messe in campo una serie di misure integrative funzionali a fluidificare il traffico". In sintesi, già da ieri pomeriggio è stata interdetta la svolta in via Mascherino per chi percorre via della Liberazione. Tanto il traffico privato quanto il trasporto pubblico dovranno quindi proseguire fino all’incrocio con via Bigari. Di qui è possibile immettersi in via Donato Creti per raggiungere nuovamente Stalingrado e proseguire verso il centro. Nel quadrante opposto è invece interdetta la svolta a sinistra per i veicoli in uscita da viale della Repubblica su viale Aldo Moro: sarà quindi possibile proseguire solo verso piazza della Costituzione e, di qui, risalire verso Stalingrado in direzione periferia. Obiettivo di entrambi gli interventi? Alleggerire e decongestionare il traffico, evitando gli incolonnamenti su via Stalingrado.
Soluzioni che, assieme a un impiego più massiccio di vigili, fanno sapere da Palazzo d’Accursio, già ieri avevano migliorato la situazione. Restano ferme, poi, le altre modifiche alla viabilità annunciate nei giorni scorsi.
Il centrodestra, comunque, non perde occasione per attaccare. Marta Evangelisti e Francesco Sassone, consiglieri regionali di FdI, parlano di "mattinata di follia e situazione inaccettabile, frutto della totale superficialità e mancanza di coordinamento nei lavori". I meloniani chiamano in causa il sindaco Matteo Lepore e gli assessori comunale e regionale alla Mobilità, Michele Campaniello e Irene Priolo: " Vivere e lavorare a Bologna sta diventando impossibile, chi risarcirà i danni ai cittadini?", si chiedono, riferendosi ai numerosi lavoratori della Fiera e delle sedi regionali, bloccati per ore o impossibilitati a raggiungere il posto di lavoro.
"Un danno che si ripercuote non solo sui singoli, ma sull’intero indotto economico legato alla Fiera e alla Regione. Chi tutela chi lavora? Ci rispondano Lepore e de Pascale", incalza il duo Evangelisti-Sassone. Sulle barricate anche il leghista Matteo Di Benedetto: "L’area intorno a via Stalingrado e via Corticella è rimasta bloccata. Code di ore, cittadini in ginocchio. Succede questo quando programmi decine di cantieri, senza tenere in adeguata considerazione le necessità della tua città e dei cittadini". Da qui, come ormai ogni giorno, il capogruppo del Carroccio invita il sindaco alle dimissioni.
Rosalba Carbutti