Trapianto di fegato a Bologna, il Sant’Orsola taglia il traguardo dei 2.500 interventi

Il bilancio di 36 anni di attività. Aumentati donatori e operazioni: le nuove tecnologie incidono sulla qualità degli organi trapiantati

Bologna, 1° aprile 2023 – Trentasei anni di chirurgia all’avanguardia valgono oltre 2.500 trapianti di fegato. E’ un traguardo record quello tagliato dall’Ircss Sant’Orsola.

Da sinistra: Antonio Siniscalchi, direttore della Terapia intensiva Post Chirurgica, Matteo Ravaioli e Matteo Cescon
Da sinistra: Antonio Siniscalchi, direttore della Terapia intensiva Post Chirurgica, Matteo Ravaioli e Matteo Cescon

Inoltre, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, negli ultimi anni il numero di interventi di questo tipo è aumentato di circa il 20% rispetto al 2019, raggiungendo nel 2022 il record di 124 operazioni in un anno.

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Aumentano operazioni e donatori

Un dato che conferma l’Ircss sul podio dei centri di riferimento italiani. E che è stato raggiunto grazie alla combinazione di due fattori. “L’aumento del numero di donatori è andato di pari passo con la nostra capacità di utilizzare le risorse disponibili in maniera sempre più ottimale” spiega il professor Matteo Cescon, direttore dell’unità operativa di Chirurgia Epatobiliare e dei Trapianti. Leggi anche Aggressione al pronto soccorso, infermiere picchiato dal paziente

Il miglioramento di tecniche e tecnologie, infatti, ha permesso di utilizzare anche organi che un tempo sarebbero stati scartati e che tutt’oggi vengono rifiutati da altre strutture ospedaliere. “Il nostro indice di accettazione è superiore al 95%. In pratica, trapiantiamo quasi tutti i fegati che ci vengono offerti”. Il tutto senza minare in alcun modo l’efficienza del trapianto e la qualità di vita del ricevente.

I passi in avanti compiuti nell’ambito delle tecnologie impiegate (proprio al Sant’Orsola sono stati sviluppati alcuni macchinari) hanno infatti portato un chiaro miglioramento della qualità degli organi trapiantati ma anche della logistica, allungando i tempi tra l’espianto e l’impianto fino a 12 ore. Un altro aspetto, tutt’altro che secondario, è la possibilità di utilizzare in maniera crescente organi da donatori a cuore fermo, specie se si considera che la normativa italiana consente di prelevare l’organo soltanto dopo 20 minuti di completa inattività elettrica del cuore: una tempistica doppia rispetto alla maggior parte degli altri paesi.

Le sfide del futuro

“Negli anni a venire ci attendono sfide complesse e decisive”, continua Cescon. A partire dalla minimizzazione dell’impatto della terapia immunosoppressiva “fino magari ad eliminare del tutto l’assunzione dei farmaci” riducendo gli effetti collaterali dopo il trapianto.

Un altro importante capitolo di sviluppo è legato alla “bioingenierizzazione” di nuovi organi a partire da cellule staminali o addirittura da processi di modificazione genica su organi di origine animali.

In attesa del futuro in cui sarà (forse) possibile fabbricare artificialmente gli organi azzerando il problema delle liste d’attesa, insomma, è ancora necessario massimizzare “in tutte le maniere possibili una risorsa che rimane abbastanza scarsa. Esattamente quello che al Sant’Orsola facciamo tutti i giorni”.