PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

Traumfabrik, e tutto era possibile

Oggi i protagonisti di quella casa occupata presentano il libro con tanti inediti. Da Pazienza a Scozzari

’Traumfabrik Experience Bologna 1976-1983’: la presentazione oggi alle 18,30 all’Ambasciatori

’Traumfabrik Experience Bologna 1976-1983’: la presentazione oggi alle 18,30 all’Ambasciatori

Sognavano la Factory di Andy Warhol a Bologna e la ricostruirono nella Traumfabrik, una casa occupata al primo piano di via Clavature 20. Tra scampoli di impegno politico, libertà assoluta, pura sperimentazione visuale e sonora, da quello spazio è passato il Rinascimento del fumetto italiano, con, per fare solo due nomi, la genialità di Andrea Pazienza e quella di Filippo Scozzari, e lì è nato il gruppo più originale di quelli anni, i Gaznevada, oggi tornati di grande attualità con l’uscita di ’Going Underground’, il film di Lisa Bosi a loro dedicato. Un’avventura unica, come unica, per fermento creativo era Bologna allora, ricostruita nel libro ’The Traumfabrik Experience Bologna 1976-1983. Quello che è rimasto dell’esperienza creativa più oscena del Novecento’ (Pendagron), che viene presentato oggi nella Libreria Coop Ambasciatoridi via Orefici alle 18.30 da Emanuele Angiuli, Anna Gozzi, Gianpietro Huber, Giorgio Lavagna e Alessandro Raffini, che di quella storia sono stati i protagonisti. In quelle stanze sembrava che tutto fosse possibile.

Nascevano le storie illustrate con i personaggi creati da Andrea Pazienza, uno su tutti, il cattivissimo Zanardi, per la cui immagine il disegnatore si ispirò a un altro frequentatore dell’appartamento, Ciro Pagano che lì, con i Gaznevada, mescolava il punk che arrivava da New York, quello dei Ramones, soprattutto, con i primi, rudimentali, strumenti elettronici. C’era anche Renato De Maria, allora giovane videomaker, prima di diventare il regista di successo che è adesso. Droghe, ribellione estetica, filosofia e ritmi dance, alla Traumfabrik era difficile distinguere il sogno dalla realtà, e per qualche anno, prima che esistessero i centri sociali, Bologna ebbe un luogo di produzione ‘controculturale’ di respiro europeo, dove tutto era mischiato e dove ognuno, con le sue esperienze, influenzava l’altro.

Il libro, curato da Gianpietro Huber contiene tantissimo materiale inedito, recuperato da vari archivi, testi, immagini, foto, tanta follia e voglia di esprimersi senza tenere in alcuna considerazione il mercato. Un sapere artigianale e analogico, che era già stato raccontato nel 2009 nel film di Emanuele Angiuli ’Traumfabrik Via Clavature 20’ e che adesso dimostra, in tempi di intrecci tra i media, tutta la sua attualità. Ingenua, certo, ma capace, decenni dopo, di stimolare ancora tante produzioni artistiche contemporanee. Basti pensare all’aura di leggenda che circonda l’opera di Andrea Pazienza e al concerto che i Gaznevada riformati sono stati invitati a tenere al Berghain Panorama Bar di Berlino, il tempio internazionale della techno, per fare solo due esempi. Un volume che testimonia che Bologna era quella del ’77 e dei primi Anni ’80, un’epoca irripetibile che questo libro consegna definitivamente alla mitologia.

Pierfrancesco Pacoda