Eterologa, il Tribunale di Bologna dice sì a due coppie

Accolta l'istanza: "Nessun vuoto normativo". I legali: "Le ordinanze smentiscono il ministro Lorenzin". Lusenti: "Bene così, ora regole nazionali o a settembre agiremo in autonomia"

Fecondazione eterologa (Ansa)

Fecondazione eterologa (Ansa)

Bologna, 18 agosto 2014 - Accogliendo il ricorso di una coppia, presentato prima della sentenza della Consulta che ha abolito il divieto, il Tribunale di Bologna ha riconosciuto il diritto ad accedere all'eterologa e nell'ordinanza sottolinea che non c'e' alcun vuoto normativo che impedisca di procedere in base alle regole della medicina e alla legislazione sanitaria vigente.

Il ricorso era stato presentato perché il centro medico a cui si era rivolta la coppia si era rifiutato di eseguire il trattamento, allora ancora vietato per legge. La sentenza della Corte Costituzionale, che ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa, ha cambiato il quadro di riferimento ed e' "venuto meno l'ostacolo all'accoglimento della domanda", si legge nell'ordinanza firmata il 14 agosto dal giudice Antonio Costanzo, prima sezione civile del Tribunale di Bologna.

Rilevanti risultano le motivazioni dela decisione: "Dichiarando infondata l'eccezione di inammissibilita' relativa al paventato 'vuoto normativo' - dichiara infatti nell'ordinanza -, la Corte costituzionale e' stata chiara nell'escludere 'nella specie' (ossia, con riferimento ai casi concreti sottoposti alla sua attenzione, del tutto assimilabili a quello qui in esame) l'esistenza di incolmabili lacune concernenti la regolamentazione essenziale dell'accesso alla Pma con donazione di gameti, sia quanto ai presupposti che quanto agli effetti". Proprio per questo, aggiunge il tribunale di Bologna, "il giudice delle leggi non abbia demandato al legislatore il compito di introdurre apposite disposizioni volte ad eliminare eventuali lacune insuscettibili di essere colmate dai giudici". In pratica, non serve una nuova legge, dice l'ordinanza di Bologna, ma semmai un decreto ministeriale di aggiornamento delle linee guida su alcuni aspetti specifici, come il numero delle donazioni e l'anonimato del donatore. Questo però non impedisce di procedere. E percio', stabilisce il giudice, "non si ravvisano ostacoli all'accertamento del diritto affermato dai ricorrenti", ossia quello di accedere all'eterologa.

Grande soddisfazione da parte degli avvocati della coppia (Massimo Clara, Marilisa D'Amico, Mariapaola Costantini e Sebastino Papandrea): "La pronuncia del Tribunale di Bologna e' assolutamente positiva: come sottolineammo fin dal giorno successivo al deposito della sentenza della Consulta, le coppie sterili/infertili possono subito ricorrere alla terapia di cui necessitano".

"Il Tribunale di Bologna - sottolineano gli avvocati - ha ovviamente riconosciuto il diritto alla terapia, visto che il divieto contenuto nella legge 40 e' stato cancellato, ma ha anche sottolineato con ampia motivazione come non sussista allo stato nessun vuoto normativo che impedisca di procedere immediatamente secondo le regole della medicina e della legislazione sanitaria vigente, applicando al caso concreto l' indicazione che era stata formulata dal giudice costituzionale". "Linee guida aggiornate, decreti ministeriali attuativi, altri provvedimenti - aggiungono - potranno contribuire al miglioramento delle procedure: ma non sono e non possono essere il pretesto per negare un diritto e per aggirare una (chiarissima) sentenza della Corte Costituzionale".

Il sì alla seconda coppia, i legali: "Le ordinanze smentiscono il ministro Lorenzin"

Sono due le ordinanze del tribunale di Bologna che danno il via libera all'esecuzione della fecondazione eterologa dichiarando che non c'e' vuoto normativo: anche per un'altra coppia, assistita dai legali Filomena Gallo e Gianni Baldini, il giudice - Angelo Costanzo, lo stesso che ha firmato anche l'altro provvedimento - ha stabilito che si puo' immediatamente procedere. L'ordinanza e' stata depositata nella stessa data, il 14 agosto.

Gli avvocati della seconda coppia sottolineano che le ordinanze del tribunale di Bologna "smentiscono il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: l'eterologa si puo' fare subito". "Dopo il presidente Tesauro - affermano - anche il Tribunale di Bologna conferma che non vi e' alcun vuoto normativo, che non vi e' un pericolo medico sanitario ne' di anonimato o compatibilita' genetica tra nato e donatore. Dunque posto che le norme tecniche e di dettaglio inerenti a donazioni ed esami da effettuare hanno natura medica, esse dovranno essere contenute in atti amministrativi, Linee Guida (Statali e/o Regionali), e non in inutili leggi. In loro assenza i centri di PMA potranno comunque eseguire la PMA eterologa seguendo le Linee Guida elaborate dalle piu' accreditate organizzazioni scientifiche".

 

Lusenti: Regole nazionali o agiremo in autonomia

Tiene il punto Carlo Lusenti, assessore regionale alla Sanita' dell'Emilia-Romagna. E anche di fronte alla decisione di oggi del Tribunale di Bologna, che ha accolto il ricorso di una coppia riconoscendo l'accesso alla fecondazione eterologa, ribadisce di voler aspettare fino a settembre la definizione di regole uguali per tutti a livello nazionale. Altrimenti, l'Emilia-Romagna si muovera' in autonomia. "Ho nuovamente sollecitato oggi la commissione salute della Conferenza delle Regioni- fa sapere Lusenti in una nota- perche' ci si riunisca in questi giorni per definire norme tecniche comuni da adottare entro i primi di settembre. Se, come ho gia' affermato, per quella data non saremo pronti, adotteremo delle norme autonomamente, perche' non possiamo accettare che si prosegua oltre in una fase di indeterminatezza di questo diritto". Secondo Lusenti, la decisione del Tribunale di Bologna e' una "sentenza che ribadisce cio' che noi abbiamo sempre sostenuto, cosi' come era stato affermato dalla sentenza della Corte costituzionale: cioe' che esiste un diritto, senza alcun vuoto legislativo, e che tale diritto deve essere reso esigibile anche attraverso il servizio pubblico". Ma, come lo stesso assessore ha piu' volte ribadito nel corso della settimana scorsa, secondo la Regione Emilia-Romagna occorrono regole condivise e uguali per tutti a livello nazionale. L'attesa, pero', non puo' durare in eterno, conferma oggi Lusenti.

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