Che faccia avrebbe Vincenzo Italiano in sala stampa se il suo Bologna fosse affondato, come a lungo ha rischiato di fare prima del doppio colpo di coda finale, sotto i colpi di Cutrone e Paz? Forse una faccia non molto diversa da quella che il tecnico esibisce nel ventre del Sinigaglia: la faccia di uno che è ancora miracolosamente vivo nonostante gli sia passato sopra un treno.
Inevitabile, allora, partire dagli errori dei suoi ragazzi: davvero un numero incalcolabile. "Troppi errori in fase di palleggio, troppi disimpegni sbagliati – ammette il tecnico –. Tutti i pericoli che abbiamo corso sono nati da palloni che avevamo tra i piedi. Il Como ha giocatori rapidi, bravissimi a ribaltare l’azione, ma noi non possiamo continuare a fare questi regali".
Continuare, sì: perché l’analisi del tecnico spazia anche sulle altre partite. "E’ da Napoli che la nostra efficienza tecnica e la qualità delle giocate è bassa, troppo bassa – punta l’indice Italiano –. Con i nostri errori offriamo il fianco alle ripartenze dei nostri avversari e anche quando rientriamo in partita, com’è successo oggi, dopo aver speso tanto a rimediare agli errori, ci viene a mancare qualcosa". Due partite in una: il film horror dei primi settanta minuti e la reazione di pancia e di qualità degli ultimi venti.
"Nel secondo tempo grazie ai subentrati abbiamo alzato il baricentro e ci siamo resi pericolosi – dice il tecnico rossoblù –. Alla fine, nonostante tutti i nostri errori tecnici, abbiamo prodotto due gol, un palo e un rigore che è stato trasformato in calcio di punizione (per il mano di Moreno, alla fine del primo tempo, ndr). E’ vero che anche il Como ha avuto le occasioni per segnarci altri due gol, ma sono convinto che, quando cresceremo, la nostra produzione offensiva migliorerà ulteriormente". In fondo gli è andata bene: poteva essere qui arroccato nella difesa dell’indifendibile e già al centro di moti tellurici e invece lo scampato pericolo gli dà fiducia e lo spinge a credere nell’arrivo di giorni migliori. Certo una bella mano gliel’ha data Castro, ieri per la prima volta panchinato ma ruggente quando Italiano lo ha spedito in campo al posto di un Dallinga in versione fantasma.
Come si fa a elogiare un centravanti (Castro) senza affossarne un altro (Dallinga)? Si fa così: "Dallinga deve capire che giocare in Italia è diverso, tutte le difese sono toste e bisogna lavorare con intensità e ritmi diversi. Quelli che ha dimostrato di avere Castro".
Stato d’animo a tre giorni dal debutto in Champions? "Io guardo al bicchiere mezzo pieno – dice Italiano – e mi tengo stretto la reazione di un gruppo che nel finale ha saputo raddrizzare la partita: anzi, con qualche minuto in più forse l’avremmo anche portata a casa. Certo, restano i tanti nostri errori e la necessità di crescere da quel punto di vista. Ma, in questo momento della stagione, dopo i tutti i cambi di panchina che ci sono stati in estate, nessuna squadra è perfetta e non lo siamo nemmeno noi. Però, lo ripeto, mi tengo stretto lo spirito del secondo tempo: dovrà essere quello, nel corso della stagione, il nostro cavallo di battaglia".