Un’alba tragica, quella di ieri in via Franchini, una via residenziale del centro di Altedo di Malalbergo, nella nebbiosa pianura della Bassa bolognese. Un uomo di 71 anni, Luciano Baraldi, secondo i primi accertamenti degli inquirenti verso le 6 del mattino ha ammazzato la moglie, Marina Bassoli, 64 anni, da quanto si apprende malata da tempo, per poi togliersi la vita. Uno scenario terribile, quello dell’omicidio-suicidio, che ha sconvolto la piccola frazione di Altedo dove, ieri mattina, era un via vai di residenti e forze dell’ordine.
A dare l’allarme è stata un’infermiera del 118. La professionista dell’Ausl, proprio ieri, verso le 8.30, aveva appuntamento con i coniugi, nella loro villetta di mattoni a vista, per prestare, come avveniva spesso, alcune cure domiciliari alla moglie affetta da una patologia degenerativa. Ieri era la volta di un prelievo di sangue. Al suo arrivo, però, nessuno dei due coniugi avrebbe risposto al citofono. L’infermiera non si è insospettita subito tanto che, notando che la porta di casa era socchiusa, ha pensato che i pensionati le avessero dato il tiro. A quel punto l’operatrice sanitaria è entrata in casa e da qui la scoperta choc. Marito e moglie erano morti, i corpi distesi sul divano, in salotto. Due i colpi di pistola: uno dritto al petto di Marina, l’altro alla testa di Luciano. Immediata la chiamata ai carabinieri.
Sul posto, in pochi minuti, c’è stato un grande dispiegamento di forze dell’ordine: i militari dell’Arma, sia della locale stazione di Altedo che della Compagnia di Molinella, guidata dal capitano Tommaso Marizza, e la Sezione scientifica del Nucleo investigativo. La dinamica è parsa da subito molto chiara alle forze dell’ordine, che hanno categoricamente escluso il coinvolgimento di terzi: l’uomo, infatti, avrebbe sparato alla moglie con un revolver, regolarmente detenuto, per poi usarlo contro se stesso.
A rendere ancora più chiari i contorni di questa terribile tragedia, vicino ai corpi è stato trovato un biglietto in cui i coniugi spiegavano la decisione di porre fine alle proprie vite a causa delle sempre più gravi condizioni della donna, affetta appunto da una malattia degenerativa, e della sofferenza del marito nel vedere la moglie vivere con questo dolore destinato a peggiorare.
"Quella che stiamo vivendo non è vita – si leggeva all’inizio del testo scritto a quattro mani –. Non si può vivere così. Le nostre giornate sono ormai interamente condizionate dalla precarie condizioni di salute in cui viviamo".
Marina Bassoli, infatti, aveva diverse patologie, oltre a quella degenerativa, ed era quasi immobilizzata, e il marito, ormai anziano e debilitato, faticava sempre più a seguirla e a curare anche i propri acciacchi, perlopiù dovuti all’età. Il pm di turno, Marco Imperato, giunto sul posto in tarda mattinata, ha aperto un’inchiesta e ha disposto l’autopsia su entrambi i corpi.