Bologna, uccide la moglie: "Rosa stava male, l’ho fatto per lei"

È la frase che Mauro Bergonzoni ha ripetuto ai soccorritori dopo avere ucciso la moglie a Castello di Serravalle e avere tentato il suicidio

I necrofori portano via il corpo di Maria Rosa Elmi, uccisa dal marito con due fucilate

I necrofori portano via il corpo di Maria Rosa Elmi, uccisa dal marito con due fucilate

Bologna, 23 agosto 2021 - "Lei stava male, stava tanto male. L’ho fatto per lei". Mauro Bergonzoni lo continuava a ripetere, mentre i soccorsi lo portavano verso l’eliambulanza. Il settantasettenne, che sabato pomeriggio ha sparato due colpi di fucile contro sua moglie Maria Rosa Elmi e poi ha rivolto la stessa arma verso di sé, è sopravvissuto a un’operazione delicata e durata ore. E ora Bergonzoni, stabile nel suo letto al reparto di Rianimazione dell’ospedale Maggiore, è in arresto, con l’accusa di omicidio aggravato.

Uccide la moglie a Bologna: chi era Maria Rosa Elmi

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Avrebbe voluto morire assieme alla donna che aveva amato per una vita. Ma il destino ha deciso diversamente per lui. I carabinieri della compagnia di Borgo panigale, che per primi assieme ai sanitari del 118, sono arrivati a castello di Serravalle, nello spiazzo di via Rio Monteorsello, tra il letto del torrente in secca e l’erba ingiallita, nascosto alla vista da alberi e cespugli, hanno ascoltato le ultime parole, confuse e farfugliate, di Bergonzoni, prima che venisse trasportato in ospedale. L’uomo, che aveva i polmoni compromessi dal foro causato dal colpo di fucile, ha continuato a ripetere di averlo fatto per lei. Di aver deciso insieme di chiudere così la loro storia. Lo stesso messaggio lasciato scritto su un biglietto, ritrovato in casa della coppia a Castelletto. I militari Borgo Panigale hanno ascoltato come testimone anche la figlia della coppia, che vive fuori dalla provincia, nel Modenese. "Non potevo immaginare, nulla avrebbe potuto farmi sospettare che avevano in mente un proposito simile", ha detto, sconvolta, ai carabinieri. Ha scelto il silenzio e il riserbo, per cercare di capire quale male oscuro abbia spinto i suoi genitori a una fine tanto tragica. Forse in quella forte depressione, con cui da anni conviveva la mamma, e le malattie legate all’età, rese insopportabili da quel malessere insidioso e sempre presente, è racchiuso il movente di questo omicidio suicidio, probabilmente ancora più doloroso, perché compiutosi soltanto a metà. Lasciando a chi resta il dolore di convivere con il rimorso per aver spezzato una vita amata e il rimpianto di non essere riuscito a mettere fine alla propria.

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