Uccisa e fatta a pezzi. L’ultimo sms: "Dimenticami"

La chat di Emma con il fidanzato-killer prima di morire: "Malato di mente". L’autopsia: "Colpita al volto per annullare la sua resistenza poi soffocata"

Emma Pezemo Elsie, 30 anni, è stata uccisa la sera del primo maggio

Emma Pezemo Elsie, 30 anni, è stata uccisa la sera del primo maggio

Bologna, 1 agosto 2021 - "Oublie mon numerò". Un minuto dopo: "Malade mentalé". Sono le 21.28 dell’1 maggio quando dal cellulare di Emma Pezemo, 30 anni, parte un primo messaggio al fidanzato Jacques Honore Ngouenet: "Dimentica il mio numero". Seguito dal successivo: "Malato di mente". Poi il buio. E il corpo fatto a pezzi della ragazza, studentessa camerunense di Unibo, ritrovato il giorno successivo in un cassonetto di viale Togliatti. Questa l’ultima chat – depositate venerdì le consulenze medico legali e informatica richieste dal pm Flavio Lazzarini – che gli inquirenti hanno estrapolato dal suo cellulare, ritrovato in un sacchetto tra i rifiuti, l’ultimo suo grido di allarme.

Uccisa e fatta a pezzi, è caccia ai complici 

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Secondo il medico legale Emanuela Segreto, l’epoca del decesso di Emma verrebbe collocato "orientativamente tra le 20 e le 21.30 del primo maggio", dunque subito dopo i messaggi. "Il decesso – ancora il Ctu – è riconducibile ad asfissia meccanica violenta da soffocazione, molto probabilmente preceduta da trauma contusivo cranio-facciale e toraco addominale per annullare o attenuare la sua resistenza". Colpita al volto, soffocata, fatta a pezzi per occultarne il cadavere. "Conferma – spiega l’avvocato Gabriele Bordoni per la famiglia della studentessa – che fu la follia a guidare l’assassino, uomo noto da tempo per i suoi ingravescenti disturbi psichiatrici. Un folle che agì però con freddezza, organizzando l’agguato e cercando di allontanare da sé i sospetti, prima di uccidersi".

Ngouenet, che il vicino di stanza sentì litigare "animatamente" il giorno prima con Emma, si tolse la vita impiccandosi. Nel sangue nessuna traccia di alcol o sostanze. Attorno alle 18.30 dell’1, un altro testimone raccontò di aver sentito Emma gridare al compagno ’ho messo tutto su internet’. Poi l’uomo era salito a bordo della sua Yaris ma condotta da Emma.

L’ex sergente disertore dell’esercito del Camerun, in passato aveva cercato di uccidersi ed era stato seguito dal centro di Salute mentale che nelle relazioni scriveva: affetto da narcisismo patologico, intollerante alle delusioni e contraddizioni, soffriva di un disturbo depressivo. E ancora: ansia persecutoria, disturbi del sonno, ideazione centrata sul vissuto di ingiustizia e umiliazione. Accanto al comodino lasciò un biglietto: "Non vi preoccupate per il corpo di Emma, informate la sua famiglia. Emma mi ha fatto talmente male...". "Una storia orrenda, – chiude Bordoni – di cui non sappiamo forse ancora tutto". Secondo un’amica della vittima, Ngouenet aveva chiesto la mano di Emma, respinto però perché già sposato in Camerun.

 

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