Bologna, 10 febbraio 2025 – “L'imputato ha considerato la vittima come un oggetto di proprietà, non come una persona a cui riconoscere il diritto di esprimere una scelta di libertà o di dissenso, l'azione omicida è espressione di un intento ritorsivo dell'imputato verso l'insubordinazione della vittima, è una punizione per essere stato lasciato, per i presunti tradimenti da lui ossessivamente contestati alla vittima”.

Non lasciano spazi di manovra a un riconoscimento di infermità mentale o a richieste di trasferimento in un carcere psichiatrico le motivazioni con cui la Corte d’Appello di di Bologna spiega la sentenza che lo scorso novembre ha confermato l’ergastolo per Giovanni Padovani, l'ex calciatore e modello di 28 anni, che il 23 agosto del 2022 uccise a calci, pugni, martellate e colpi di panchina l’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, 56 anni. Il terribile femminicidio avvenne sotto casa della donna, a Bologna.
Infermità mentale? Né ora né mai
I periti psichiatrici nominati dalla Corte in primo grado hanno concluso che Giovanni Padovani non solo è sano di mente e nel pieno della capacità di intendere e volere, "ma ha anche simulato, con alta probabilità, nel corso dei test a lui sottoposti, le risposte, al fine specifico di indurre a credere nella sua instabilità mentali". In questo quadro, secondo i giudici di appello "tenuto conto del fatto che la conformazione del cervello non appare avere alcuna influenza sulla capacità psichica di un soggetto", appare "inutile qualunque ulteriore indagine clinica". Per questo, dunque, i giudici hanno respinto la richiesta della difesa (avvocato Gabriele Bordoni) di far svolgere ulteriori esami specifici, come una risonanza magnetica.
“Stalking da manuale”
Ancona, per la Corte d’Appello quella di Padovani fu una “tipica, quasi da manuale, condotta di atti persecutori progressivamente più invasiva messa in atto, in modo consapevole da parte del Padovani, al quale la sua vittima aveva varie volte comunicato il suo stato di prostrazione”.
Nessuna attenuante: era un privilegiato
Per i giudici, quel 23 agosto 2022, Padovani era consapevole di essersi recato ad aspettare Alessandra Matteuzzi "sotto casa armato di un martello che nascondeva in una siepe, e non poteva ignorare che ammazzare la persona a cui era legato da ossessione amorosa patologica da tempo, perché lei voleva lasciarlo, era condotta del tutto abietta, ingiustificabile, proprio perché era sano di mente".
Ingiustificabile anche perché, secondo la Corte, Padovani "viveva in un contesto sociale del tutto lineare e privilegiato, in cui era pienamente integrato e in cui svolgeva un ruolo invidiabile e gratificante, essendo un calciatore, con una carriera e una vita piena di future soddisfazioni, a cui non era mancato nulla, avendo anzi avuto molti doni dalla vita, a prescindere da normalissimi possibili incomprensioni - comuni alla generalità delle persone - con il padre".