"Ucciso a Marzabotto, 24 anni per la moglie"

È la richiesta formulata dal pubblico ministero per Hanane Ben Sabeur, 45 anni marocchina, accusata dell’omicidio di Dario Devincenzi

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I carabinieri intervenuti a marzabotto per l’omicidio di Dario Devincenzi.

di Nicola Bianchi

Ventiquattro anni di condanna con le generiche equivalenti alle aggravanti (l’aver ucciso il marito e averlo fatto davanti a due minorenni, i figli piccoli). "Perché Hanane Ben Sabeur era ed è perfettamente capace di intendere e volere, dal giorno dell’omicidio ha sempre mentito mettendo in atto una grandissima sceneggiata". Nessuno sconto per il pubblico ministero Luca Venturi che ieri, davanti all’Assise presieduta dal giudice Pier Luigi di Bari, ha presentato il conto alla 45enne marocchina, alla sbarra con l’accusa di aver assassinato a coltellate il marito e imprenditore bolognese Dario Devincenzi. Era il 23 maggio 2021, Marzabotto: l’uomo venne colpito davanti ai due figlioletti per poi trascorrere 194 giorni in ospedale in condizioni devastanti. Fino alla morte. "La Corte – ha replicato l’avvocato Riccardo Ferniani, parte civile per i bambini – deve prendere atto della sofferenza di questi due minori i quali non avranno mai più quella loro famiglia per colpa della loro madre. Lei sapeva che in casa c’erano i figli, ma ha preso un coltello dalla cucina ed è andata a cercare il marito per colpirlo. Dario venne ucciso con piena volontà". Durissime le bordate all’imputata, accusata di "essersi sempre presentata in aula per mostrare a tutti una grande sceneggiata di parole e pianti".

Momenti tesissimi dopo la richiesta di condanna, con la 45enne che ha iniziato a urlare e a piangere. Atteggiamento rigettato da qualche familiare della vittima che le ha risposto con parole durissime tanto da richiedere l’intervento del presidente della Corte e dei poliziotti della Penitenziaria. "Ci sono 194 giorni di patimento in un letto d’ospedale – ha continuato l’avvocato Ferriani – dopo la furia cieca di questa donna. Che avrà avuto uno stato d’animo deragliato (da tempo i rapporti tra moglie e marito erano logori, ndr), ma questo non cambia la gravità di quanto commesso e la sua piena capacità di agire in quel modo".

Pubblica accusa e parte civile hanno respinto anche la denuncia fatta dall’imputata per presunti maltrattamenti subiti dal marito, arrivata a ridosso dell’omicidio. "Querela – così ancora Ferriani – che oggi le è servita per venire qui a giustificare ciò che ha commesso. Non ha mai detto una parola di pentimento, mai un dispiacere verso i figli che ora chiede di riavere". Lei, ha aggiunto l’avvocato Saverio Chesi parte civile per i due fratelli della vittima, "ha frantumato l’equilibrio familiare e ora viene qua a gettare fango sulla vittima, un grande uomo che si è sacrificato interamente per la famiglia". Chiesto oltre un milione di euro di risarcimento per le parti civili.

Parte opposta, per l’avvocato Guido Clausi Schettini, l’imputata "agì in un raptus di follia" per via di "un vizio totale di mente" come sostenuto dal proprio consulente di parte. L’11 gennaio spazio ad eventuali repliche, poi l’attesa camera di consiglio.

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