PIERLUIGI TROMBETTA
Cronaca

Ucciso dall’auto in fuga. Il figlio di Ansaloni: "Proviamo tanta rabbia. Papà era buono e solare"

Federico, 23 anni, piange il padre, imprenditore di un’azienda agricola. "Il lavoro lo gratificava, lo faceva con passione. Ci ha trasmesso valori". Lui e la sorella 17enne ancora non ci credono: "Siamo disorientati"

La vittima Bruno Ansaloni e il figlio Federico. "Papà era buono e solare"

La vittima Bruno Ansaloni e il figlio Federico. "Papà era buono e solare"

Sant’Agata Bolognese (Bologna), 3 giugno 2025 – "Proviamo tanta rabbia per quanto successo a nostro papà. Speriamo che la giustizia faccia davvero il suo corso". Sono parole di Federico Ansaloni, il figlio 23enne di Bruno Ansaloni, il 56enne imprenditore agricolo di Sant’Agata Bolognese deceduto domenica mattina a San Matteo della Decima a causa di un incidente stradale provocato da una macchina, con alla guida un giovane spacciatore di droga straniero, in fuga dai carabinieri. Ansaloni era in auto con la moglie ed era seduto nel sedile del passeggero quando la loro auto è stata tamponata e buttata fuoristrada dalla Bmw dello spacciatore. La signora, 52enne, è ricoverata all’ospedale Maggiore di Bologna e le sue condizioni sono in via di miglioramento.

La casa di Ansaloni, alle porte di Sant’Agata Bolognese, è circondata dal verde, dai campi ben coltivati. Un insieme di colori primaverili che rendono l’insieme armonioso. A casa ci sono Federico, la sorella, studentessa 18 anni nel prossimo luglio, da quando aveva quattro anni sportiva nell’atletica, in particolare nel lancio del disco e nel salto con l’asta, e lo zio Wainer, fratello della moglie di Ansaloni e che conosceva Bruno sin da ragazzi.

"Nostro padre – racconta Federico – dopo un periodo di lavoro in un’azienda privata, e un passato nella banda comunale, dove suonava il clarinetto, prese le redini dell’azienda agricola avviata dal padre Renato, nostro nonno.

Nel tempo l’azienda si è specializzata in diversi prodotti, come meloni, fragole, zucchine, e siamo rinomati per i pomodorini, i datterini. Una varietà molto apprezzata. Siamo molto conosciuti per la nostra vendita diretta qui a casa ma anche perché facciamo i mercati e nostro padre conosceva tanta gente. Personalmente dopo il diploma in agraria, nel 2020, ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia a fianco di mio padre".

E Federico continua: "Come posso definire mio padre? Era un uomo buono, solare e ha trasmesso a noi figli dei valori: l’umiltà, l’onestà e il rispetto. Era vicino alla parrocchia di Sant’Agata, andava a messa, il parroco, don Giovanni, lo ha ricordato domenica a messa. Anch’io frequento la parrocchia, servo messa e sono officiante. Recentemente papà aveva partecipato assieme a me e a mia mamma alle rogazioni, in cui si porta l’immagine della nostra Madonna di San Luca in giro per il paese e le campagne. Si prega il rosario benedicendo così il percorso. Il tutto si conclude con una messa nel cortile di una famiglia e con uno rinfresco che rinsalda i rapporti fraterni".

"Nostro padre – aggiunge Federico – era molto impegnato nell’azienda agricola, un lavoro che lo gratificava e che faceva con passione. Era un uomo ottimista, non ho mai sentito dire da lui parole di scoraggiamento. Adesso siamo disorientati, anche perché non sembra vero quanto ci è successo. Il dolore è profondo, brucia forte, la rabbia si fa sentire. Tante persone ci hanno mostrato la loro vicinanza, a partire dal sindaco Giuseppe Vicinelli. Vorremmo però che la morte di nostro padre – anche per i valori che ci ha trasmesso, per come era lui, un padre esemplare – trovasse davvero giustizia".