di Rosalba Carbutti
Quando dici Festa dell’Unità, non puoi non pensare al Parco Nord di Bologna. Periferia della città, lungo la strategica (guarda caso) via Stalingrado, è stato per 50 anni il luogo simbolo delle kermesse del fu Pci oggi ’reincarnato’ Pd. Quest’anno, recita la locandina-manifesto amarcord della kermesse provinciale, si ballerà l’ultimo valzer. E, in una balera collettiva a cielo aperto, si saluterà un pezzo di storia. Di falci, martelli, querce, tortellini, tagliatelle, piste da ballo e pure ruote panoramiche. "La festa provinciale non finisce, cambia solo location", dice ostentando entusiasmo la segretaria provinciale del Pd di Bologna, Federica Mazzoni, nella nuova sede dell’ex partitone sotto le Due Torri dove campeggia, non a caso, la foto di Enrico Berlinguer sorridente, tra le sfogline. La foto è della prima festa dell’Unità al Parco Nord, dopo anni di kermesse alla Montagnola. Anno 1973. Lo sbarco al Parco Nord avvenne con un lungo corteo che lasciò la storica location della Festa al parco della Montagnola in pieno centro città. Erano gli anni della grandeur del partitone, ci voleva spazio per feste mastodontiche. Tanto per dire, al Parco Nord erano impiegati 12mila volontari (oggi si parla di 3mila con numeri, forse, arrotondati all’eccesso) e 160 iniziative, mentre le feste dell’Unità erano migliaia. Oggi la storia deve fare i conti con il cambiamento di una città in via di sviluppo. A ’sfrattare’ i dem dalla loro casa d’elezione è il Passante, l’opera che prevede l’allargamento di tangenziale e autostrada: al Parco Nord sorgerà un bosco urbano, nuovo polmone verde della città.
Un addio, in realtà, evocato anche altre volte, come nel 2016 quando era già certo il trasferimento fuori città, al tempio del basket di Casalecchio all’Unipol Arena, per una questione di costi. Non se ne fece nulla, ma due anni dopo, era il 2018 (anno horribilis per il Pd renziano) il partito decise un’altra svolta: portare dibattiti e sfogline in Fiera. La festa fu un flop (con un profondo ’rosso’ – questa volta economico – che il partito bolognese non ha dimenticato) e l’ex segretario provinciale (oggi leader in regione) Luigi Tosiani l’anno dopo non ebbe dubbi e riportò la festa al Parco Nord.
Oggi si balla l’addio alle bandiere che qui hanno sventolato per mezzo secolo e ai tradizionali giri delle cucine dei segretari di partito. Qui sono passati quasi tutti: da Berlinguer ad Achille Occhetto con i volontari che nel 1991 dissero orgogliosi: "Dopo il comunismo? Restiamo noi". Poi è stata la volta di Massimo D’Alema, Piero Fassino, Walter Veltroni, Pier Luigi Bersani, presenza fissa negli anni, e Matteo Renzi.
L’attuale leader di Italia Viva portò nel 2014 allo storico ristorante Bertoldo della Festa – tutti in camicia bianca d’ordinanza – l’allora primo ministro francese Manuel Valls, il leader socialista spagnolo Pedro Sanchez, il tedesco Achim Post (allora leader del Pse) e l’olandese Diederik Samson che guidava i laburisti. Altri tempi, un’altra storia. Con un turn over di segretari che ha raffreddato anche i militanti duri e puri. Gli ultimi leader, al Parco Nord, Nicola Zingaretti ed Enrico Letta che, l’anno scorso, è stato pure costretto a eliminare le bandiere di partito per la par condicio. E mentre ci si interroga su dove traslocherà la festa dell’Unità l’anno prossimo, a chiudere la storia (del Parco Nord) ci penserà Elly Schlein, presente all’inaugurazione del 24 agosto. Si chiude il 17 settembre. Con l’ultimo valzer. Questa volta degli addii.