Un Centro studi per Renato Zangheri

Tega racconta il nuovo organismo. Lo storico sindaco di Bologna, il 2 aprile di 50 anni fa, sperimentò l’autobus gratuito

Un Centro studi per Renato Zangheri

Un Centro studi per Renato Zangheri

C’è un ricordo che più degli altri torna in mente a Walter Tega, pensando a Renato Zangheri. È un ricordo legato alla strage della stazione del 2 agosto 1980 e alla necessità di non dimenticare. "Con Renato decidemmo che sarebbe stata la Lectura Dantis di Carmelo Bene dalla torre degli Asinelli a ricordare un anno dopo quella tragedia – rammenta–. Facemmo molti incontri con Bene e con il compositore Salvatore Sciarrino e quel 31 luglio ‘81 arrivarono centomila persone". Zangheri è stato sindaco dal 1970 al 1983 e capogruppo alla Camera dei deputati, Tega militante Pci e capogruppo in consiglio comunale con Imbeni. In comune hanno avuto l’insegnamento universitario a Bologna: ordinario di storia economica il primo, professore (poi emerito) di storia della filosofia l’altro. Tega è adesso presidente di un nuovo organismo, il Centro studi e ricerche Renato Zangheri, che vuole appunto riconsiderare la figura intellettuale di questo politico scomparso nel 2015 e avviare una serie di confronti a vasto raggio sull’attualità. L’istituto ha sede nella Fondazione Duemila di piazza dell’Unità. Tega è affiancato da un direttivo di giovani economisti e da un comitato scientifico costituito da nomi di riguardo come Donald Sassoon, Vera Negri Zamagni e Luciano Canfora. Spiega: "La scelta di questa iniziativa, che già ha raccolto un centinaio di soci, nasce dalla constatazione che Bologna dimentica troppo in fretta e dalla necessità di ragionare sulla debolezza politica delle nostre democrazie. Bisogna riflettere sulle idee di uno studioso colto e capace, da sindaco, di fare di questa città un modello invidiato in Europa".

Professore, su quali attività si fonda il Centro?

"Vogliamo valorizzare il patrimonio culturale donato dalla famiglia costituito da una biblioteca di diecimila volumi che ci piacerebbe digitalizzare e da un grande patrimonio fotografico. Ci piacerebbe anche contribuire alla pubblicazione del terzo volume di quella Storia del socialismo di cui Einaudi editò i primi due tomi. Ma soprattutto ci interessa costruire un Osservatorio politico al di fuori della logica dei partiti".

Esiste un calendario di iniziative?

"Pensiamo a borse di studio ma anche a un grande convegno su Zangheri nel 2025. Oltre ad alcuni seminari incentrati soprattutto sulla questione del lavoro, il prossimo anno partirà una serie di attività legate alla formazione civica nei licei".

Perché è necessaria un’iniziativa come questa?

"Serve a riaccendere il dibattito in una città in cui tutto pare sopito e che ormai vive solo delle presentazione di libri. Un Osservatorio politico non lavora sull’occasione del momento ma garantisce una prospettiva".

Claudio Cumani

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