
Nella chiesa di Santa Maria della Pietà un interessante dialogo in chiave "De Sanguinibus". L’attivista musulmano Alshareef: "Parlare qua, a un pubblico cristiano, per me è un orgoglio".
Un musulmano che ama Gesù e una giornalista che chiede di guardare la realtà, anche quella più cruda, in faccia: a Bologna, il coraggio della verità racconta ‘La guerra, la propaganda, l’odio e le loro conseguenze dal 7 ottobre ad oggi’. Raccolti nella silenziosa chiesa di Santa Maria della Pietà, ospiti e pubblico hanno potuto concedersi un confronto senza veli, senza filtri, diretto e ‘violento’ proprio come dovrebbe essere il racconto dell’orrore di una guerra. Ad offrire un momento di confronto, c’è stato il convegno "De sanguinibus", organizzato dalla Fondazione per le scienze religiose. Ad aprire l’incontro il professor Alberto Melloni, titolare della cattedra Unesco per il pluralismo religioso e per la pace. L’appuntamento, voluto per offrire "elementi di giudizio e punti di vista che non siano parte di una semina di odio", ha messo al centro le parole, la memoria e la verità in tempi di conflitto. Tra le voci che hanno risuonato nelle navate, quella di Loay Alshareef, attivista saudita, promotore del dialogo tra arabi ed ebrei e sostenitore degli Accordi di Abramo. "Parlare in una chiesa, a un pubblico cristiano, è per me un orgoglio", ha esordito. Poi ha raccontato il proprio percorso, da adolescente radicalizzato a studioso appassionato. "Molte delle informazioni sbagliate trovano le risposte in Gesù stesso". Alshareef ha smontato, pezzo dopo pezzo, alcune delle narrazioni più diffuse nel mondo arabo: "Ci insegnavano che Gesù era palestinese e non ebreo, che Israele è un’invenzione recente. Ma è falso". L’altra voce è quella di Agnese Pini, direttrice di QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno e Luce!. "La guerra – dice – impone regole disumane. Cosa fareste se vi ordinassero di uccidere un bambino? È facile dire ‘non lo farei’ da lontano, ma lì, è tutta un’altra cosa. Per questo bisogna allenare la coscienza. Solo così, quando la storia ci metterà alla prova, sapremo rispondere. La giustizia nasce dall’empatia: dalla capacità di sentire il dolore dell’altro. Come il titolo di una biografia di Don Ciotti recita, ‘L’amore non basta’: serve giustizia. E giustizia è non restare indifferenti. Alleniamo ogni giorno il nostro muscolo etico ed empatico".