
Spedizione di materiale raccolto dai volontari: macchine da cucire, scarpe, vestiti, piatti e un ecografo.
La generosità di Castel San Pietro per regalare speranza al Togo. L’appuntamento è già fissato per sabato mattina quando un furgone, l’ennesimo, imboccherà il cortile di Silvana Negroni, cardiologa in pensione e fondatrice dell’Associazione "Speranza Italia", e spalancherà il portellone posteriore. Ne uscirà qualche ora dopo carico di materiale di ogni genere perché, dicono proprio alcuni volontari castellani che si spendono per la raccolta e che spesso mettono mano al portafogli anche per pagare il carissimo viaggio dei container in direzione Africa, "in Togo non c’è bisogno di qualcosa, in Togo c’è bisogno di tutto". Così nel furgone finiranno vestiti e oggetti di ogni genere. "Scarpe, pentole, ma anche piatti e bicchieri che la popolazione non ha, e ancora biciclette e macchine da cucire con le quali dar seguito al progetto dell’insegnamento del cucito avviato già tempo fa". Ci sarà questa volta anche un ecografo, donato dalla famiglia di un medico recentemente scomparso.
Uno strumento da migliaia di euro da destinare a un popolo che, ripetono i volontari, "ha bisogno di qualsiasi cosa, anche e soprattutto di tutto quello che occorre per curare e curarsi". Non è un caso che, tra gli ultimi progetti che l’Associazione "Speranza Italia" sta cercando di traguardare, c’è quello di un punto nascita che dovrebbe sorgere prossimamente. Il primo progetto dell’Associazione in Togo, invece, fu un pozzo per l’approvvigionamento idrico, anche quello realizzato anni fa con l’aiuto concreto e generoso della cittadinanza, che anche quest’anno ha fatto a gara per offrire il proprio contributo, in una raccolta di oggetti da spedire di là dal Mediterraneo unita soprattutto sul filo del telefono.
Claudio Bolognesi