Un corteo di bici sull’ultima salita del ’Comma’

Una folla al funerale di Loredano Comastri, accompagnato da un centinaio di cicloamatori.

Un corteo di bici sull’ultima salita del ’Comma’

Un corteo di bici sull’ultima salita del ’Comma’

Funerale memorabile, affollato, mesto, ma coloratissimo, quello che ieri mattina a Zola ha celebrato il congedo dal mondo di Loredano Comastri, soprannominato il ‘Comma’, ciclista di Zola, 73 anni, morto lo scorso 7 dicembre poche ore dopo essere stato investito da un’automobile sulla via Provinciale a Crespellano di Valsamoggia. Dopo la camera ardente al Maggiore la salma ha fatto la prima tappa al cimitero comunale di Zola dove nel piazzale ha trovato ad aspettarla i familiari, gli amici, l’assessore allo sport Ernesto Russo, i parenti e un centinaio di ciclisti, buona parte in abiti sportivi con i più diversi colori delle società ciclistiche bolognesi, con il gruppo del Nuovo Parco dei Ciliegi e i fedelissimi del Circuito dei santuari bolognesi in prima fila.

Dopo l’abbraccio alla moglie Mara e al figlio Andrea, anche lui in tenuta ciclistica, lungo la via Risorgimento si è formato un lungo corteo di biciclette al seguito dell’auto funebre approdata sul sagrato dell’Abbazia di Zola. Subito evidente il gemellaggio con la Fondazione Michele Scarponi, il sodalizio che da diversi anni unisce il gruppo di Zola con la famiglia del campione del ciclismo anche lui deceduto, sei anni fa, in un incidente stradale.

"Siamo qui riuniti, in tanti, a causa di una morte che ha interrotto i tanti progetti che Loredano coltivava per via di una vitalità contagiosa – ha detto il parroco monsignor Gino Strazzari –. La bici era la sua vita, ed è anche, per la sua dinamica, la spinta a non fermarsi mai, altrimenti si cade. Sempre alla ricerca di mete e traguardi, che vanno anche oltre la vita terrena, perché la tomba non è l’ultima tappa", ha aggiunto il sacerdote, che ha voluto ricordare nella preghiera anche l’autista neopatentato che ha travolto Comastri e che porta la pesante responsabilità di quanto accaduto.

Struggente e caloroso il ricordo di Andrea Astolfi, compagno di tante uscite in bici, che ha fatto riferimento alle imprese del ‘Comma’: "Sportivamente era un marziano, fu eletto per acclamazione ‘uomo immagine’ dei Ciliegi, sempre a caccia di prestazioni superlative nonostante i suggerimenti alla prudenza del suo cardiologo che gli ricordava i bypass coi quali conviveva da dodici anni". Una sequenza di gran fondo, randonnée, la coppa del mondo di categoria del 2010, brevetti e sfide al limite della resistenza ricordati da Enrico Pasini insieme al grande cuore e ai grandi baffi che lo rendevano inconfondibile: "E dobbiamo anche dire che siamo stanchi e preoccupati nel vedere ancora una volta un ciclista finire così".

Gabriele Mignardi