REDAZIONE BOLOGNA

"Un gesto distensivo: impegno mantenuto. Ora uniti per la pace"

Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica di Bologna, che cosa ne pensa della decisione di Lepore di esporre la...

Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica di Bologna, che cosa ne pensa della decisione di Lepore di esporre la bandiera israeliana a Palazzo d’Accursio accanto a quella palestinese?

"È un buon segnale. Si tratta di un passaggio importante e riconosco al sindaco un certo coraggio benché arrivi in un momento di tregua (tra Israele e Hamas, ndr)".

Lei non nascose al sindaco la sua contrarietà all’esposizione della bandiera palestinese...

"Il gesto di Lepore, certo, punta alla volontà di comunicare una posizione di pace e che si arrivi ai due popoli e due Stati, ma è un gesto distensivo, di cui c’era assolutamente bisogno. Del resto, quando espose la bandiera palestinese e solo dopo quella della pace il 31 maggio scorso, il sindaco si prese l’impegno di aggiungere anche quella israeliana una volta raggiunto il cessate il fuoco. Un impegno che il sindaco ha mantenuto e lo considero un passaggio importante".

Lepore l’ha sentito?

"Sì. Mi ha avvertito del fatto che avrebbe esposto la bandiera israeliana".

Questa scelta avrà degli effetti a livello locale dopo le tante polemiche sull’esposizione della sola bandiera palestinese?

"Si tratta di una decisione che rimette in condizione tutte le comunità, non solo quella ebraica, di sedersi attorno a un tavolo, confrontarsi, nel nome di un equilibrio che ha sempre caratterizzato questa città. Ciò detto, la tregua non cancella e non sistema tutto quello che è accaduto in questo ultimo anno e mezzo, a partire dal 7 ottobre 2023 quando è iniziata la guerra (Hamas attaccò Israele, ndr) che ha provocato sofferenza a ogni comunità".

Crede, viste le polemiche, che un sindaco debba schierarsi su questi temi?

"La posizione della comunità ebraica è stata netta in questi lunghi mesi, non per criticare il sindaco, ma per mettere in evidenza la criticità che poteva innescarsi rispetto alla scelta di esporre la bandiera palestinese. Ma su questo vessillo c’è stata troppa polemica. Oggi quello che importa, al di là di quante bandiere vengono esposte – due, tre, cinquantasei – è trovare la strada giusta che ci tenga uniti su un’idea di pace che quei territori, da una parte e dall’altra, meritano".

Se ci sarà, quindi, un’altra marcia della pace, alla fine parteciperete?

"La nostra non partecipazione non era legata solo alla bandiera palestinese a Palazzo d’Accursio: non c’era un contesto di sufficiente serenità. E i recenti fatti di cronaca (i danni nella zona della Sinagoga di Bologna alla manifestazione per Ramy, ndr) ci hanno dato ragione".

Il cessate il fuoco in Medi Oriente potrebbe facilitare un clima più sereno?

"È difficile rispondere su questo. Perché potebbe comunque esserci qualcuno che la pace non la vuole, dentro e fuori quel territoro. L’auspicio è che si concretizzi comunque una linea verso la pace, che siano liberati gli ostaggi e ritirate le truppe da Gaza. Nel nostro piccolo, possiamo andare anche qui in quella direzione".

Rosalba Carbutti