Un’indagine tra ritualità e mistero

Al MAMbo si viaggia con ‘Castagne matte’: da ‘Sleeping’ di Gilbert & George alla ‘Metafisica del quotidiano’

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di Claudio Cumani

Chissà se c’è ancora qualcuno che d’inverno tiene due castagne in tasca. Un tempo servivano per scongiurare scaramanticamente l’influenza, oggi potrebbero essere usate contro un rischio ben più alto. Anche Giorgio Morandi seguiva forse quella consuetudine tant’è che alcune castagne sono state conservate nella sua casa-museo di via Fondazza.

E sono proprio quei frutti a campeggiare in una teca al centro della Project Room di MAMbo in occasione di una mostra che intende, guarda caso, indagare la dimensione della ritualità, del mondo magico e quindi dei feticci.

L’esposizione, curata da Caterina Molteni e visitabile fino all’8 dicembre, ha ovviamente il titolo Castagne matte e rientra nel focus Re-Collecting che l’Istituzione musei ha varato per approfondire temi legati alle collezioni permanenti, puntando su opere che, in una logica di rotazione espositiva, non sempre sono visibili. Il punto di partenza è chiaro: in un’epoca caratterizzata da pandemie e disastri ecologici, la ritualità è una delle strategie possibili per comprendere e affrontare situazioni di emergenza. Perché il rituale apre la riflessione sull’individuo, il suo corpo, l’idea di comunità, la percezione della vita e della morte.

Il cuore della mostra è Sleeping, la grande stampa fotografica colorata a mano su masonite di Gilbert & George densa di un’atmosfera alchemica e misteriosa. Qui gli artisti (siamo nel ‘91) rappresentano se stessi come defunti mettendo in gioco un’esorcizzazione della morte che avviene tramite la sua rappresentazione. La morte, o meglio la sua percezione, sta anche al centro dell’olio senza titolo di Piero Manai con quella testa scomposta che sconfina nell’astrattismo e che ben denota l’ultima produzione pittorica dell’indimenticato artista bolognese. Ma la mostra svirgola su più fronti. Così da un lato si devono apprezzare la luce impressionista e la pennellata materica del Carlo Corsi di Lettura del rituale, dall’altro si scopre la povertà dei materiali in Crash, cinque diademi che Eva Marisaldi realizza con nastri, fili di ferro e vetri destinati a diventare strumenti magici. Non è mai stato esposto in pubblico invece il video The Following Days realizzato 15 anni fa da Paolo Chiasera: un grande masso nella campagna romagnola raffigurante il volto di Pasolini, avvolto dal fuoco, rimanda alla mitologia contemporanea. Una sorta di monumento precario che si manifesta davanti agli occhi ammirati e impauriti di un gruppo di ragazzi.

C’è altro ancora. Dall’Archiginnasio arrivano alcuni oggetti di epoca romana legati alle pratiche scaramantiche: lucerne, decorazioni, campanelli. E se stupisce l’occhio della medusa pronto a sfidare sui tanti amuleti la sventura, divertono le maledizioni incise su tavolette che, raccontano gli storici, venivano sistemate vicino ai cimiteri o alle abitazioni dei malcapitati presi di mira.

Da citare infine l’esposizione di materiali legati a una mostra del ‘78 curata da Franco Solmi nella vecchia Galleria d’Arte Moderna di piazza Costituzione: si intitolava Metafisica del quotidiano e apriva un’ampia riflessione sull’ambiguità rituale dell’opera d’arte. Un’anticipazione?

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