"Un mese all’asciutto vanifica il nostro lavoro"

Zeccardi, che produce cereali e barbabietole, racconta la sua lotta quotidiana

"Mi occupo di un’azienda a conduzione familiare, la Bergamini Guglielmina, con sede a Castello d’Argile. Un’azienda che, da oltre quarant’anni, lavora nel settore agricolo: più precisamente, coltivazioni estensive cerealicole oltre alla barbabietola da zucchero, da sempre ritenuta indispensabile per la rotazione colturale".

A parlare è Stefano Zeccardi, agricoltore bolognese con una lunga esperienza nei campi. Campi che, nonostante le piogge della scorsa settimana, continuano a fare i conti con un fenomeno sempre più incisivo e temuto: la siccità.

Zeccardi, la scarsità delle piogge continua a mettere a dura prova gli agricoltori. Qual è lo scenario?

"Eravamo abituati a vedere l’acqua correre nei fossi e i nostri invasi pieni. Oggi invece la situazione si fa sempre più complicata: non sono le piogge di questi ultimi giorni a risolvere la situazione. Bisogna sottolineare che questo inverno è stato sì migliore rispetto al precedente, ma se non ci saranno precipitazioni costanti, si sommeranno le criticità e si farà presto ad annullare quella quantità che per il momento ci ha preservato umidità nel terreno".

Quali sono le necessità?

"Per ripristinare le riserve serverebbero precipitazioni importanti. O, quantomeno, piogge regolari per salvaguardare le colture. Altrimenti si prospetterà un’annata ancora più difficile di quella precedente. La preoccupazione, infatti, non manca: dobbiamo sperare che il clima ci accompagni durante il corso della stagione o fare leva sugli invasi, così da accumulare acqua e rilasciarla nei momenti di maggior bisogno".

Su quali strategie puntate?

"In questi anni abbiamo investito molto per ciò che riguarda l’irrigazione efficiente. Questo perché abbiamo cominciato a vivere un cambiamento già nel 2003, dove le annate erano sì piovose, ma già con qualche anomalia. Si sono infatti susseguiti lunghi periodi siccitosi e alte temperature: bisogna tenere a mente che un mese senza pioggia, ad esempio, può vanificare il risultato di un lavoro molto lungo. Questo lo abbiamo già visto nel 2021 e nel 2022. Ormai non si parla più di un’irrigazione di soccorso, ma di una normale pratica colturale che ci permette in un qualche modo di gestire e di dare alla coltura quell’umidità giusta nel momento in cui lo richiede"

A quanto ammontano le perdite?

"Dove abbiamo l’irrigazione possiamo godere di una maggiore tranquillità economica, dove purtroppo non l’abbiamo ci sono invece perdite di prodotto in termini di qualità, di quantità e dal punto di vista economico anche importanti, che variano dal 25 al 30%. Noi come agricoltori possiamo utilizzare sistemi sempre più accorti, ma tra i rincari e le diverse criticità, la siccità gioca un ruolo importante: andiamo verso un cambiamento climatico e avversità sempre più severe che continuano a influire molto sulle diverse colture".

g. d. c.

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