Se veramente esiste la felicità, da ieri sera abbiamo capito tutti da dove passa. Non sono esagerati le lacrime di gioia e i brividi sulla pelle che hanno riempito la notte di Roma, lungo un’autostrada di sentimenti che dall’Olimpico portava fino al Dall’Ara, a porta Saragozza e nelle strade del Quadrilatero, e poi ancora nelle periferie, fino nella Bassa e sugli Appennini.
È servito un uomo venuto dell’altra parte del mondo, il presidente Joey Saputo, per compiere un’impresa che a tanti sembrava impossibile: ridare prestigio, forza e orgoglio a un club che ormai sembrava iscritto a vita nel campionato delle nobili decadute. Ma è bello vedere, nel risultato raggiunto all’Olimpico, le caratteristiche che da sempre hanno contraddistinto l’anima e le grandi imprese di Bologna. C’è molto di questa terra nel lavoro che in dieci anni ha portato i rossoblù da una soffertissima promozione in serie A a suon di traverse (degli altri) fino al trionfo di Roma. La pazienza e la convinzione nel progetto, il superamento delle difficoltà grazie al riconoscimento degli errori e dei cambiamenti, necessari, da fare. E soprattutto la consapevolezza, come un tramando che questa città continua a custodire e consegnare a ogni generazione, che solo insieme si può andare lontani. Nella vita e pure in un campo di calcio. Il successo dell’Olimpico ha protagonisti ben definiti, da Vincenzo Italiano ai giocatori, passando per i dirigenti che hanno costruito questa squadra, ma è anche un traguardo raggiunto da un’intera comunità, una grande opera collettiva in cui ciascuno ha dato il suo piccolo o grande contributo, in campo o da qualche altra parte sotto i portici della nostra città.
La vittoria di un trofeo è forse una piccola cosa in un mondo difficile come quello in cui viviamo, incapace spesso di dare il giusto peso alle cose che contano. E sempre alla ricerca di un’emozione più forte a portata di social. Ma anche le piccole cose possono diventare importanti se riescono a suscitare sentimenti così semplici e sinceri in chi le vive. E anche in chi, siamo sicuri, sta festeggiando da lassù. Lucio, Sinisa, Bulgarelli, il Cev e chiunque abbia avuto il Bologna nel cuore: questa Coppa è anche merito vostro.