
’Una cometa tra le mani’ La poesia fa vivere Ustica
di Claudio Cumani
"C’è un dolore lunghissimo qui. Un pianto secco che dura. Non smettono di morire questi morti. Non smettono di non tornare a casa". La voce di Mariangela Gualtieri si alzerà forte nella notte in cui cadranno le stelle sul Giardino della Memoria. Si intitola ‘La notte di San Lorenzo. Alle piccole e grandi ombre’ il rito sonoro di e con Gualtieri in programma domani alle 21,15 al parco della Zucca nell’ambito di ‘Ustica non si dimentica’. La poetessa, con la guida del regista Cesare Ronconi, reciterà versi da ‘Stringeranno nei pugni una cometa’, requiem che ha composto insieme alla musiche di Silvia Colasanti, per finire con un inedito scritto appositamente per il 43esimo anniversario della strage che chiude anche il film di Luciano Manuzzi ‘Luci per Ustica’ presentato qui lo scorso 14 luglio.
Mariangela, ricorda dov’era la notte del 27 giugno 1980? Come le arrivò la notizia?
"Ricordo il clima di quegli anni... La certezza che qualcuno al potere manovrasse nell’ombra per forzare la storia. I fatti inspiegati avevano un sapore oscuro e minaccioso".
Per una poetessa tenere un rito sonoro nella notte delle stelle cadenti ha una suggestione particolare?
"Certo, Pascoli con il suo ‘X Agosto’ ha solennizzato questa notte, facendola diventare quasi un monumento stellare di qualcuno che fa un canto per avere giustizia e di colpevoli che non smettono di tacere. Si è immediatamente in dialogo con quel capolavoro".
Era già stata sul palco del parco della Zucca dieci anni fa. Che ricordo ne ha?
"Ho bene in mente la grande emozione nel visitare il Museo per la Memoria di Ustica curato da Boltanski, un’opera davvero scioccante e tenera che tiene insieme la violenza e la pietà. Con quella emozione ero poi salita sul palco insieme ad altre interpreti. Una serata di cui ho un vivo ricordo".
Il ‘Requiem’, già presentato a Spoleto nel 2017, dimostra che la poesia è un continuo dialogo?
"Il Requiem, di cui reciterò alcune parti, fu commissionato dal Festival di Spoleto alla compositrice Silvia Colasanti. La poesia è in continuo dialogo con il mistero e dunque anche con i morti. Ancora Pascoli è forse l’esempio più popolato di care figure scomparse".
I suoi versi finali mostrano sdegno per la mancanza di verità. Dunque, la poesia è soprattutto impegno civile?
"C’è indubbiamente ‘una poesia civile’. Vi sono momenti in cui si è fortemente chiamati a dare voce e a ritualizzare qualcosa di indigeribile che riguarda l’intera comunità umana, a mettere lì una parola su fatti che lasciano senza parole e su ferite che toccano tutti i sensibili".
Ma che spazio si può ritagliare la poesia in questo nostro contesto sociale?
"Credo, a differenza di molti, che non sia uno spazio ritagliato: oggi la poesia, lì dove accade, si prende tutto lo spazio e risplende della propria verità intrinseca. E’ ascoltata con stupore e meraviglia, come guizzo d’acqua sorgiva in mezzo a tanto deserto".