Una danza di sguardi su Ustica Ateliersì rilegge Del Giudice

Lo spettacolo al parco della Zucca. Mochi Sismondi: "Raccontiamo parte di Unreported inbound Palermo"

Una danza di sguardi su Ustica  Ateliersì rilegge Del Giudice

Una danza di sguardi su Ustica Ateliersì rilegge Del Giudice

Perché al centro dell’installazione Il linguaggio degli oggetti: la vetrina curata da Daniele Del Giudice per la Triennale di Milano del 1996 c’era il tracciato radar del Dc9 Itavia inabissatosi il 27 giugno 1980 nelle acque di Ustica? Perché in quella teca contenente gli oggetti più simbolici della vita pubblica e quotidiana a cavallo di due secoli trovava spazio questa testimonianza?. "Perché quell’accadimento del passato continua a essere presente come ogni passato irrisolto e insepolto", spiegava lui. Del Giudice, scomparso nel 2021, è figura amatissima nell’ambiente letterario italiano e alla tragedia di Ustica ha dedicato parte del suo lavoro. A partire dal racconto Unreported inboud Palermo (è l’espressione usata dal controllore di volo di Punta Raisi per annunciare la perdita del contatto) da cui è nato il celebre spettacolo I-TIGI Canto per Ustica portato in scena da Marco Paolini. Ma è anche il titolo dell’opera musicale di Alessandro Melchiorre (con testo di Del Giudice) allestita nel ‘97 dal Comunale di Bologna in Fiera e poi presentata in forma ridotta proprio al Parco della Zucca nel luglio 2019 con il soprano Joo Cho. E’ stata Daria Bonfietti, presidente dell’associazione Parenti delle Vittime di Ustica, a chiedere alla compagnia Ateliersì di ripensare alla scrittura di Del Giudice. Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi lo hanno fatto elaborando una originale composizione per parole e sguardi in scena appunto stasera alle 21,15 al parco della Zucca dal titolo Il linguaggio degli oggetti: una scelta simbolica quella di affrontare questa poetica davanti al museo per la memoria di Ustica che raccoglie, nell’installazione di Boltanski, i tanti oggetti ritrovati fra i relitti.

Al centro della scena ci saranno quattro poltrone bianche per ospitare quattro giovani attori (oltre a Marco Mochi Sismondi gli allievi del corso Sup de Sub Anna Orsini, Sarah Saidi e Wali Sidibé) chiamati a una sorta di danza degli sguardi: nessuna parola ma solo una partitura di occhiate. Le parole, di Del Giudice, saranno quelle che reciteranno ai lati del palco Menni e Mochi Sismondi. "Il testo raccoglie anche un’ampia parte di Unreported inbound Palermo", spiega quest’ultimo. Lo scrittore ha certo riferimenti alti come Queneau e Perec ma sviluppa una visione originale di un mondo nel quale le cose spariscono sostituite dalle loro immagini. "Diceva che gli oggetti si trasformano in informazione e che lo sguardo sulle cose sostituisce l’esperienza reale", spiega Mochi Sismondi.

Claudio Cumani