Una mostra celebra le mura: "Patrimonio da curare"

L’esposizione nella Manica Lunga di Palazzo d’Accursio fino al 30 ottobre

Una mostra celebra le mura: "Patrimonio da curare"

Una mostra celebra le mura: "Patrimonio da curare"

Un grosso impegno culturale ed istituzionale sta alla base della mostra Le Mura di Bologna. Un grande patrimonio da conoscere, recuperare e valorizzare curata da Pietro Maria Alemagna e inaugurata nella Manica Lunga di Palazzo D’Accursio (fino al 30 ottobre). Dal 2017 si parlava di realizzare questa esposizione, importante non solo per le bellissime immagini storiche, ma anche per i nuovi studi che ne sono scaturiti, realizzati anche dal Comitato Scientifico costituito da Jadranka Bentini, Carlo De Angelis, Rolando Dondarini, Raffaele Milani, Eugenio Riccòmini. Gli studenti del liceo Manzoni, inoltre, hanno realizzato in 3 D, attraverso disegni e rilievi preparatori, una ricognizione di come vorrebbero in futuro porta Mazzini. L’esposizione si avvale del sostegno di Italia Nostra e del Comitato Storico Artistico di Bologna. Elena di Gioia, delegata per la cultura di Bologna e Valentina Orioli, assessore alla Valorizzazione dei Beni Culturali, concordano nel ritenere fondamentale questi nuovi approfondimenti storici per sapere cosa le Mura includevano e cosa escludevano dalla città. "La mostra ha come protagonista – precisa il curatore Alemagna – la più aggiornata mappa delle tre cerchie murarie bolognesi, infatti ne abbiamo stampato 4mila copie. Il catalogo, allegato alla mostra, è ora la più completa testimonianza delle nostre ricerche che durano da anni". Nella mappa scopriamo i perimetri delle cerchie: quella di Selenite della fine del IV secolo che sostituisce la romana; quella del Mille o dei Torresotti che si è scoperto essere proprio del Mille, e non del 1162, come si era pensato sino ad oggi; infine la terza Circla del XIII – XIV secolo, progettata con un perimetro molto più capiente per cingere la città che si stava ampliando, su cui si aprirono le dodici porte per le vie di collegamento con l’esterno. Le porte erano poi 13, comprendendo anche porta del Pratello, chiusa e caduta nel dimenticatoio. Interessante è anche sapere che Rubbiani era contrario all’abbattimento delle mura e che, durante il riordinamento della città a cavallo tra l’’800 e il ‘900, concorse a limitarne la distruzione completa.

Nella prefazione al catalogo è proprio il sindaco Matteo Lepore a scrivere come la mostra sia un’occasione di avviare "una nuova stagione di cura nei confronti di una vera e propria eccellenza nel panorama storico e culturale della nostra Bologna". E il tema dello stato dei 2,7 chilometri mura rimasti è stato al centro della riflessione. Di patrimonio "dimenticato e anche un po’ trascurato", parla infatti Alemagna, in particolare per quanto riguarda il tratto di viale Berti Pichat, che costeggia l’orto botanico e un pezzo di Università. La mostra è aperta tutti i giorni. E alle 17 e al sabato alle 11 si effettuano visite guidate gratuite.

Nicoletta Barberini Mengoli