
A destra, la sindaca di Lizzano in Belvedere Barbara Franchi e, a fianco, una delle tante fontanelle pubbliche del territorio comunale, l’ultimo a gestire l’acquedotto in proprio
Finisce un’era e arriva Hera. Nell’ultima seduta del consiglio comunale, segnata da un clima teso, la maggioranza ha approvato l’accordo transitorio che sancisce la fine dell’autogestione dell’acquedotto da parte del Comune, l’ultimo di tutta la Città metropolitana a condurre in proprio la rete dell’acqua potabile. Da qui alla fine dell’anno i tecnici della multiutility affiancheranno quelli del municipio, per poi subentrare dal 1° gennaio 2026.
Il passaggio era già nei programmi dell’amministrazione, come annunciato tempo fa dalla prima cittadina Barbara Franchi, ma con tempi più dilatati. Le crescenti difficoltà tecniche ed economiche nell’erogazione del servizio hanno però accelerato la decisione. "La legge ha abolito la possibilità per i Comuni di gestire in autonomia il servizio idrico – spiega la sindaca –. Lizzano rientrava fra le eccezioni, ma alcuni requisiti essenziali sono nel frattempo venuti meno e a seguito di ciò Atersir ha iniziato a sollecitare la cessione, segnalando che eravamo in ritardo e rischiavamo sanzioni importanti". Ma i problemi sono anche altri: "Quest’anno abbiamo da una a tre rotture al giorno sui nostri 120 chilometri di rete e non abbiamo personale sufficiente per farvi fronte". Nella fase transitoria però, Il Comune dovrà anche risolvere una serie di questioni amministrative ineludibili come la regolarizzazione delle concessioni idriche, l’accatastamento dei fabbricati di servizio e la stipula delle servitù, oltre a un censimento delle utenze prive di contatore.
"L’ingresso di Hera – aggiunge Franchi – garantisce investimenti immediati per mezzo milione, per sanare alcune situazioni drammatiche". Per gli utenti però le tariffe saranno ritoccate, con una convergenza verso l’alto che sarà spalmata tra il 2026 e il 2029 per adeguarle a quelle del distretto. Pur non essendo aprioristicamente contrari alla cessione, i tre consiglieri della lista di minoranza ’La svolta buona’ hanno votato contro l’accordo. "Non c’è stato un adeguato confronto con i cittadini – lamenta il capogruppo Giuliano Riccioni –. Si è arrivati a questo punto con una serie di sotterfugi. La comunità andava coinvolta perché ci sarebbero tante cose di cui discutere ed era necessario un esame critico obiettivo. Non abbiamo detto che non va fatto, ma se dobbiamo farlo tutti vanno coinvolti con cognizione di causa e in modo sereno". Gli screzi del consiglio si sono trascinati nei giorni successivi con una serie di accuse reciproche sui social.
Enrico Barbetti