
Cinque sindaci emiliano- romagnoli: Enzo Lattuca (Cesena), Marco Massari (Reggio Emilia), Gian Luca Zattini (Forlì), Massimo Mezzetti (Modena) e Alan Fabbri (Ferrara)
Mentre la Regione fa un passo indietro sugli aumenti dell’addizionale Irpef (è di mercoledì la notizia dell’aumento più contenuto rispetto al progetto originale della giunta de Pascale, nei comuni dell’Emilia-Romagna e delle Marche i balzi sono in avanti come il salto di un’antilope. In particolare, il paradosso che emerge dalla normativa è che a pagare il rialzo del contributo Irpef da parte dei comuni (una delle loro fonti principali di ricchezza, ndr) sono perlopiù i redditi medi o, in certi casi, anche i più bassi.
Di conseguenza, a salire sono anche le spese a cui un cittadino deve far fronte: in quasi tutti i territori e province dell’Emilia-Romagna e delle Marche viene imposta l’aliquota addizionale unica dello 0,8%; oppure è stata ristretta in questi mesi la differenza di tassazione tra redditi bassi e medio-alti, pur guadagnando già milioni di euro dall’imposta.
Nel dettaglio, uno dei comuni ad aver imposto un aumento significativo al tributo è Cesena: le aliquote da quest’anno saranno rispettivamente dello 0,52% (0,39% nel 2024) e dello 0,53% (lo scorso anno era di 0,4%) per i redditi fino a 15mila e da 15mila a 28mila euro. Cesena ha imposto anche ampi cambiamenti per i redditi medio-alti, ad esempio la fascia da 28mila a 50mila euro che passa da 0,55% di aliquota comunale allo 0,78%.
Resta dello 0,8% - come sottoscritto da tutti i comuni - l’imposta per i redditi superiori a 50mila euro. Allargata anche la soglia di esenzione: 13mila euro, più 3mila euro rispetto al 2024. Bologna, Ravenna e Parma, invece, sono tre aree che mantengono l’aliquota unica dello 0,8% con soglie di esenzione fino ai 10-15mila euro di reddito.
A far compagnia a queste tre città, da quest’anno, ci sarà Ferrara. Nel comune amministrato dal leghista Alan Fabbri, la tassa unica si applica a tutti i redditi assoggettabili all’Irpef senza alcuna esenzione dal tributo.
Nessuna modifica anche per Forlì, Rimini e Modena, un altro tridente di zone che conferma le divisioni del 2024, mantenendo l’aliquota di 0,8% solo per i redditi alti, quindi sopra i 50mila euro. Seppur mantenendo gli scaglioni degli scorsi anni, sono diversi i casi di Reggio e Piacenza.
Nel Reggiano, infatti, "resta l’esenzione alla soglia di reddito di 15mila euro – si legge nel sito del Comune -. Con entrate previste intorno ai 4,3 milioni nel 2025, 4,8 nel 2026 e nel 2027". Tuttavia, al fine di rafforzare le azioni di promozione della città, per l’attrattività e il turismo, la tassa di soggiorno viene aumentata di un euro su tutte le tariffe, con un incremento del gettito previsto in 320mila euro.
Piacenza, invece, dal 2023 ha imposto aliquote alte che si avvicinano alla cifra unica: fino a 15mila euro di reddito dello 0,69%; tra 15mila e 28mila dello 0,70%; da 28mila a 50mila euro di reddito dello 0,79%; e aliquota dello 0,8% per i redditi sopra i 50mila euro. Larghe, però, le soglie di esenzione: per i soggetti con reddito imponibile determinato ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche inferiore o uguale di 15mila euro; per i soggetti in nuclei familiari da cinque o più persone con Isee inferiore a 15mila euro.
È un trend al rialzo anche per i guadagni derivanti dal tributo Irpef. A confermare la tendenza è la situazione delle Marche: Ancona, Fermo, Ascoli (con entrate di oltre 6,4 milioni di euro) e Macerata (incassi di circa 5 mln di euro) confermano l’aliquota unica dello 0,8%.
Nelle Marche, quindi, tutte le principali città hanno registrato un aumento dei guadagni derivanti dall’addizionale comunale Irpef. A cambiare (al rialzo) è Pesaro che si adegua agli altri capoluoghi di provincia marchigiani e passa anch’essa all’aliquota unica: "Colpa del Governo, ora gli sforzi non bastano più". E intanto la modifica peserà circa 3 euro al mese sui redditi dei pesaresi.